Notizie Notizie Mondo Parmalat: tutte assolte le banche del grande crack. Incontri no stop per cordata italiana

Parmalat: tutte assolte le banche del grande crack. Incontri no stop per cordata italiana

18 Aprile 2011 13:03

Tutte assolte le banche accusate di aggiotaggio nel crac della Parmalat. Per i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano Morgan Stanley, Bank of America, Citi e Deutsche Bank non hanno commesso il fatto o il fatto non sussiste. Le quattro banche americane erano imputate in base alla legge 231 del 2001, cioè quella sulla responsabilità amministrativa degli enti, in relazione al reato di aggiotaggio, contestato ai manager coinvolti nella vicenda del crack dell’azienda di Collecchio. La procura di Milano aveva chiesto una sanzione pecuniaria complessiva di 3,6 milioni di euro ossia 900mila euro per istituto e la confisca di oltre 120 milioni di euro. Nel dettaglio, i pm avevano chiesto la confisca di 5,9 milioni di euro per Morgan Stanley, di 14 milioni di euro per Deutsche Bank, di 70 milioni di euro per Citi e di 30,7 milioni per Bank of America. Le macchina dei controlli ha deciso che i big del credito americano in questa vicenda sono senza macchia.


La procura aveva chiesto la condanna dei manager di Morgan Stanley Carlo Pagliani e Paolo Basso, rispettivamente a un anno e quattro mesi e a un anno, di Deutsche Bank Marco Pracca e Tommaso Zibordi, anch’essi rispettivamente a un anno e quattro mesi e a un anno, e di Citi Paolo Botta, a un anno e quattro mesi. Per Giaime Cardi, di Credit Suisse First Boston, la procura aveva chiesto il non luogo a procedere perchè il reato è estinto. Anche in questo caso il tribunale di Milano ha assolto tutti gli imputati. Esprimono soddisfazione i legali delle banche americane. “Voglio complimentarmi con il tribunale che ha affrontato una vicenda molto complessa e ha avuto la capacità e la forza di esercitare una giustizia corretta”, commenta l’avvocato Nerio Diodà, legale di Citibank. “La sentenza ha dimostrato che Deutsche Bank e i suoi dipendenti hanno agito con professionalità e nel rispetto della legge italiana”, fa sapere il gruppo tedesco. Anche Bank of America si dice soddisfatta per la nuova assoluzione sul caso Parmalat.


“Come è emerso nel dibattimento, non solo il reato non sussisteva ma Bank of America disponeva di modelli organizzativi idonei”, sottolinea il gruppo americano. “Ancora una volta, pertanto, è stato confermato che nessuno dei dipendenti di Bank of America fosse a conoscenza della frode di Parmalat e che la stessa è stata perpetrata solo da alcuni suoi esponenti con l’assistenza di alcuni revisori contabili”. E mentre il titolo Parmalat in Borsa continua a scambiare in territorio negativo (-1,23% a 2,26 euro), accusando il sentiment che aleggia su Piazza Affari, Granarolo, Cassa depositi e prestiti e la capofila Intesa SanPaolo, Unicredit, Mediobanca, Bnl continuano a lavorare senza tregua.


Secondo quanto appreso da questa testata sono in corso riunioni no stop tra il gruppo bolognese e gli altri attori coinvolti. Obiettivo arrivare alla definizione di una prima intesa subito dopo la pausa pasquale. Nello stesso cda di Granlatte si sarebbe preso atto del fatto che la partita resta ancora aperta a diversi esiti. Tutto ruota attorno a Latco, la società in cui si raccoglierà la cordata tricolore per Parmalat. Non è ancora chiaro quale sarà l’impegno che banche, Cdp e partner industriali dovranno sostenere: varierà a seconda che si raggiunga un accordo con Lactalis, ipotesi più gradita in quanto meno dispendiosa, per rilevare il 29% di Parmalat, oppure si debba lanciare un’opa parziale sul 60% del capitale del gruppo di Collecchio, con un impegno circa doppio.


Se dovesse passare questa seconda ipotesi la cordata italiana dovrebbe mettere sul tavolo, secondo le stime degli analisti di mercato, qualcosa come 3 miliardi di euro, incluso un premio sui corsi di Borsa per invogliare i soci ad aderire. Il contributo di Granarolo arriverà attraverso il conferimento dei suoi asset pari a circa 500 milioni. Mentre tra le banche, Intesa Sanpaolo e Bnl, in presenza di un forte progetto industriale, sarebbero disponibili a farsi carico anche di un impegno in termini di capitale in Latco. Mentre la Cassa Depositi e Prestiti, custode del risparmio postale dovrebbe apportare una fiche da mezzo miliardo.