News Osservatorio redditi Ubi Banca: le famiglie preferiscono risparmiare

Osservatorio redditi Ubi Banca: le famiglie preferiscono risparmiare

Pubblicato 21 Luglio 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:18

Nel primo trimestre del 2013 il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato dello 0,8% (destagionalizzato) rispetto al trimestre precedente. Se al reddito disponibile, che è espresso in valore nominale, si sottrae l'erosione inflazionistica dovuta alla crescita dei prezzi, si ottiene il cosiddetto potere d'acquisto delle famiglie: ebbene, nel primo trimestre del 2013, dopo ben otto trimestri consecutivi di riduzione, il potere d'acquisto delle famiglie italiane è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente.




Tuttavia, se confrontato con il livello del potere d'acquisto del primo trimestre del 2012, la variazione percentuale risulta negativa per il 2,4%. Questo spiega perché nel primo trimestre la spesa per consumi delle famiglie italiane è diminuita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, segnando il sesto calo trimestrale consecutivo. La diminuzione della spesa per consumi, pur in presenza di un incremento del reddito disponibile, si è tradotta in un aumento della propensione al risparmio, cresciuta al 9,3% dall'8,5% rilevato nel trimestre precedente.




Al momento sembra quindi che le famiglie italiane preferiscano indirizzare il maggior reddito disponibile verso il risparmio, anziché ad aumentare i consumi. Questo atteggiamento prudente sembra coerente con la grave incertezza del quadro economico nazionale, soprattutto in riferimento alle condizioni occupazionali.




Passando al reddito delle imprese italiane non finanziarie, l'Istat ha rilevato che nel primo trimestre il valore aggiunto è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, mentre il risultato lordo di gestione (che rappresenta una grandezza grosso modo corrispondente al cosiddetto EBITDA) è calato dello 0,9%. Di conseguenza la quota di profitto, vale a dire il risultato lordo di gestione in percentuale del valore aggiunto, è risultata pari al 38,3%, praticamente invariata rispetto al livello del trimestre precedente. La quota di profitto rimane al livello minimo dal 1999.




Infine, sempre nel primo trimestre, il tasso di investimento delle società non finanziarie, vale a dire del rapporto fra investimenti fissi lordi e valore aggiunto, si è attestato al 19,5%, con un calo dello 0,6% rispetto al trimestre precedente: è proseguito quindi il trend negativo.