L’oro sbanca grazie al mini-dollaro, corsa agli ETC sul metallo giallo
L’acquisto dell’oro fisico attraverso gli ETC rappresenta una soluzione a portata di tutti con la possibilità di optare per vie alternative al metallo giallo quali gli ETF sul settore aurifero
Nuova fiammata per l’oro che si conferma una delle migliori asset class in questa prima metà dell’anno. La “corsa all’oro”, iniziata in coincidenza con il tonfo di inizio anno delle borse mondiali, è continuata anche quando i mercati hanno ritrovato la necessaria calma. Nell’ultima settimana la sponda del pronunciato indebolimento del dollaro, in virtù della prudenza della Federal Reserve sul fronte tassi, ha permesso al metallo giallo di andare oltre la soglia dei 1.300 dollari l’oncia, sui massimi da inizio 2015.
A incidere non poco il contesto di tassi ai minimi storici. Insieme alla Swedish Riksbank, Danish National Bank, Swiss National Bank e alla Bank of Japan, la BCE ha adottato una politica di tassi di interesse negativi. “Riteniamo che questa politica monetaria, sia essa in termini nominali o reali, sia positiva per i prezzi dell’oro – sottolinea James Butterfill, Head of Research and Investment Strategy di ETF Securities – . I dati storici suggeriscono che esista una relazione tra i tassi di interesse negativi e il prezzo dell’oro. Il metallo giallo è cresciuto di oltre il 15% da inizio anno e potrebbe aumentare ulteriormente con il rialzo dell’inflazione americana”. Altro fattore che ha aumentato l’appeal dell’oro è il contesto di tassi negativi verso cui si sono spinte Bce e Bank of Japan con gli investitori ritengono che I tassi reali rimarranno sotto pressione ancora per diverso tempo.
Per accedere all’oro fisico una soluzione che non necessita la disponibilità di somme ingenti è rappresentata dall’acquisto mediato attraverso gli ETC (Exchange traded commodities). Proprio tali strumenti hanno raccolto masse record nei primi mesi dell’anno. I fondi quotati a gestione passiva permettono anche ai piccoli investitori di inserire l’oro nei loro portafogli e impostare varie strategie legate al metallo giallo. I vari strumenti si differenziano tra loro per tipologia di replica utilizzata, costi e anche altre peculiarità come la protezione o meno dal rischio cambio. Da un lato ci sono i fondi a replica fisica, con il sottostante fisico custodito da una banca depositaria, dall’altro quelli a replica sintetica che invece utilizzano contratti derivati (futures) per replicare il sottostante. I primi, nel caso estremo di default dell’emittente, vedono l’investimento garantito dall’oro fisico.
Fortemente correlati all’umore dell’oro sono anche gli ETF azionari tematici che permettono di guadagnare seguendo l’andamento di indici che racchiude l’andamento di un paniere di aziende impegnate nell’estrazione dell’oro. Si tratta di una opzione che si può utilizzare in alternativa o in combinazione con l’investimento diretto in ETC sull’oro. Proprio due fondi legati al settore aurifero, il Market Access NYSE ARCA Gold Bugs UCITS ETF e l’ETFS DAXglobal Gold Mining GO UCITS con rialzi rispettivamente del 92% e del 72%; entrambi si rifanno a indici che annoverano al loro interno colossi auriferi quali Goldcorp, Barrick Gold e Randgold Resources.
Con o senza copertura valutaria
Così come le altre principali materie prime, l’oro è quotato in dollari statunitensi, esponendo quindi l’investitore dell’area euro al rischio legato alle oscillazioni del cambio euro/dollaro. Sul mercato sono presenti diversi ETF/ETC pensati per neutralizzare l’effetto valuta, sia in positivo che in negativo. In generale, la copertura dall’effetto cambio risulta premiante in contesti di debolezza del dollaro; di contro uno scenario di deprezzamento dell’euro rispetto alla valuta statunitense si fanno preferire i replicanti senza copertura valutaria. La scelta tra copertura o meno dal rischio cambio deve quindi configurarsi come una decisione strategica a seconda delle proprie aspettative circa la possibile evoluzione dei “rapporti di forza” tra la divisa unica europea e il biglietto verde.