Oliver Wyman: in arrivo una nuova ondata di tagli dei costi per le banche retail europee
Dal 2007 le banche retail europee devono far fronte a una contrazione dei margini di gestione, con tutta probabilità non temporanea, unita a un forte deterioramento ciclico della qualità del credito. E’ quanto emerge da un’analisi condotta dalla società di consulenza manageriale internazionale Oliver Wyman presso 40 banche retail europee in 17 Paesi, che come ricetta indica che le banche retail europee dovranno di conseguenza intensificare ed accelerare le iniziative di riduzione di costi, per migliorare la propria efficienza operativa e recuperare redditività di gestione in uno scenario più difficile ed incerto.
La ricerca evidenzia che le banche più dinamiche stanno avviando un nuovo ciclo di interventi d’efficientamento, con obiettivi radicali di compressione della base di costo, fino al 15% del totale. Per perseguire tali obiettivi “radicali” l’analisi di Oliver Wyman evidenzia che le strategie seguite in Europa prevedono la ricerca di una sostanziale riduzione della complessità dei modelli di business e azioni più incisive su strutture distributive, infrastrutture di operations e IT e servizi di supporto al business. “La riduzione della complessità – sottolinea Giovanni Viani, a capo dell’ufficio italiano di Oliver Wyman – è il tema principale che le banche retail dovranno affrontare nei prossimi anni. Si tratta allo stesso tempo di una fondamentale aspettativa dei clienti e di un imperativo di competitività sui costi a lungo termine; la complessità della gamma prodotti, dei canali, delle strutture organizzative ha effetti diretti sui costi e indiretti sulla qualità dell’offerta e sulla capacità di adattarsi velocemente al mutare delle condizioni di mercato e delle preferenze della clientela. Complessità significa dispersione di risorse su eccessive priorità, con riduzione dell’efficacia”.
Dopo un decennio di investimenti nella rete di agenzie, nei canali a distanza e nella comunicazione, le banche retail più lungimiranti stanno rivedendo i propri investimenti e costi legati alla distribuzione. Inoltre, la maggioranza delle banche retail ha mosso i primi passi verso la realizzazione di infrastrutture che industrializzano attività amministrative, di back office e IT e forniscono servizio a diverse unità di business. Oliver Wyman pone inoltre l’accento sullo sforzo che gli istituti del Vecchio continente stanno compiendo per migliorare l’efficienza delle funzioni di supporto, che rappresentano mediamente in Europa il 15% dei costi. Le banche dovranno concentrare i propri sforzi sulla eliminazione delle duplicazioni, tra direzione e unità di business, e sull’ottimizzazione dei processi lungo tutta la catena operativa.
Lo studio evidenzia inoltre forti disparità tra le banche europee, tanto nella struttura dei costi quanto nel livello di maturità in termini d’efficacia operativa. “Le banche italiane – commenta Viani – presentano, nel contesto europeo, una struttura atipica di ricavi e costi: i ricavi in rapporto agli attivi sono molto elevati, avvicinati solo dai mercati spagnolo e francese, e i costi operativi in rapporto agli attivi si posizionano ai massimi livelli europei”. “Questo profilo – prosegue il numero uno di Oliver Wyman in Italia – è estremamente delicato, in quanto la sostenibilità nel tempo di strutture di ricavo molto superiori a quelle medie europee è nel migliore dei casi a rischio, mentre l’elevata incidenza dei costi, derivante sostanzialmente dalla componente del costo del lavoro, è di difficile gestione nel breve termine. Si comprende quindi il richiamo del Governatore della Banca d’Italia all’ultima Assemblea Abi, laddove sollecita le banche a proseguire nella strada della riduzione delle strutture di costo e ad accelerare il conseguimento delle sinergie attese dai processi di integrazione”.
“In particolare – conclude Viani – le banche retail italiane sono reduci da programmi sostenuti e prolungati di sviluppo delle proprie strutture distributive sul territorio. Sono inoltre, come le altre banche dell’Europa continentale, ma differentemente da quelle anglosassoni e mediterranee (Grecia, Turchia), aggravate nella propria struttura di costo dal modello di banca universale, che è sicuramente commercialmente efficace ma al contempo produttore di complessità a livello organizzativo, di processi ed IT. La duplice sfida per i prossimi cinque anni sta quindi nel disegno di un percorso di evoluzione della struttura distributiva verso modelli più leggeri ed efficienti -anche in considerazione dell’attesa evoluzione delle modalità di utilizzo del canale bancario da parte della clientela- e nell’avvio di iniziative di sostanziale riduzione della complessità, a livello di business, organizzazione e offerta”.