Nel cuore della Cina con gli ETF. Arriva il primo replicante sull’MSCI China A
La Cina guarda al futuro aprendo sempre più le porte agli investitori esteri e un mercato dei capitali ancora con ampi margini di sviluppo. In attesa che lo storico sorpasso ai danni degli Stati Uniti come prima economia mondiale si concretizzi, Pechino non è più ossessionata dalla necessità di mantenere ritmi di crescita economica record con una graduale transazione verso un modello di sviluppo tipico di un Paese avanzato implementando una graduale liberalizzazione valutaria e la transizione da un’economia basata principalmente sull’export a una più orientata ai consumi interni.
Quest’anno il Pil cinese potrebbe segnare il tasso di crescita più basso dal 1990 poco sopra la soglia del 7%. Anche l’eventuale mancato raggiungimento del target del +7,5% non sembra per il momento preoccupare le autorità cinesi che devono mediare le misure di stimolo economico con quelle volte al contenimento del rischio di una bolla immobiliare. Sullo sfondo rimane l’aumento delle spese infrastrutturali volte a implementare l’urbanizzazione e la modernizzazione del Paese.
Buone indicazioni dal Pmi in attesa del Pil
In attesa dei dati relativi al secondo trimestre dell’anno in arrivo tra una settimana (16 luglio la lettura del Pil), buone indicazioni sono pervenute dal sentiment dei direttori degli acquisti del manifatturiero cinese, con l’indice Pmi salito a giugno ai massimi da inizio anno a quota 51 punti. A questo si aggiunge l’incremento dei consumi del Dragone stimato all’11,2% annuo dagli esperti dell’Economist intelligence unit (Eiu). Ottimismo sulla seconda metà dell’anno per la Cina da parte della Banca Mondiale che vede nei prossimi trimestri un’accelerazione economica grazie a consumi robusti, una ripresa della domanda esterna e le nuove misure a sostegno della crescita, tra cui investimenti in infrastrutture e incentivi fiscali per le piccole e medie imprese”. La World Bank lo scorso mese ha stimato un +7,6% del Pil nel 2014 e del 7,5% nel 2015. “Elemento chiave della crescita futura sarà il processo di urbanizzazione – rimarca Simona Gambarini, associate director of research per ETF Securities – con Pechino che ha a disposizione un ampio margine di manovra per un ulteriore stimolo fiscale, il rapporto debito/Pil è molto basso e le riserve valutarie molto elevate”.
Prospettive economiche moderatamente positive per la restante parte dell’anno che stanno contribuendo al rimbalzo del mercato azionario. Da inizio maggio l’indice Msci China segna un progresso di oltre l’8% con il saldo da inizio anno tornato sulla parità.
A Milano il primo ETF a replica fisica sull’Msci China A
La progressiva liberalizzazione del mercato dei capitali promette di attirare nuovi investitori in Cina. In tal senso tra le novità dell’ultimo anno c’è la possibilità di accedere indirettamente a una porzione di mercato precedentemente preclusa agli investitori esteri quali le azioni classe A. Di questa possibilità beneficiano anche gli ETF con la possibilità ora di proporre strumenti a replica fisica di indici composti da A-Shares cinesi. A gennaio a fare da apripista sono stati il Csop Source Ftse China A50 Ucits ETF e il db x-trackers Harvest CSI300 Index UCITS ETF (DR), entrambi a replica fisica su indici A-Shares ed entrambi tra i migliori ETF per afflussi da inizio anno (rispettivamente +368 mln $ e +198 mln al 30/6/2014).
Settimana scorsa si è aggiunto l’ETFS-E Fund MSCI China A GO UCITS ETF, novità proposta da ETF Securities in partnership con E Fund. E’ il primo ETF in Europa sull’indice Msci China A. “Con l’accelerazione dell’apertura del mercato azionario cinese, gli investitori stanno cercando un maggiore accesso alla regione, e l’indice MSCI China A fornisce una base per i prodotti passivi legati al mercato A-share”, ha spiegato Deborah Yang, Managing Director and Head of the MSCI Index Business in EMEA and India.
L’ETFS-E Fund MSCI China A GO UCITS ETF, quotato anche su Borsa Italiana, è il primo ETF ad essere lanciato sulla piattaforma di ETF Securities CANVAS dalla sua apertura settembre 2013. Durante il 2014 è previsto il lancio di altri prodotti. Il metodo di replica del nuovo ETF è fisico e non viene effettuata attività di prestito titoli.
Minor esposizione ai finanziari e multipli ai minimi dal 2008
Rispetto ad altri indici sulle azioni classe A cinesi, l’MSCI China A presenta una maggiore diversificazione in virtù dei 462 titoli presenti rispetto ai 300 del CSI 300 e i soli 50 del Ftse China A50. Minore concentrazione che porta anche a un’allocazione settoriale più equilibrata: il comparto finanziario pesa per il 33% rispetto al 38% nel CSI 300 e al 64% del Ftse China A50; aumenta così il peso di altri settori, in particolare gli industriali (16%) e quello dei beni di consumo discrezionali (12%).
Le azioni China A, come misurato dall’indice MSCI China A, sono ora vicine al minimo del loro valore (in termini di rapporto prezzo/utili) dal momento più nero della crisi finanziaria globale nel 2008. Il P/E risulta poco sopra 10. “A questi livelli le azioni cinesi appaiono decisamente sottovalutate – rimarca Simona Gambarini – considerando anche le valutazioni tirate a cui viaggia invece Wall Street e i fondamentali economici che vedono da un lato la Cina crescere al ritmo del 7% e gli Usa invece reduci da un Pil in calo nel primo trimestre 2014”.
Da ricordare che gli ETF sulle azioni A sono esposte al rischio cambio con l’ETF quotato in euro, l’indice sottostante in dollari Usa e le azioni dell’indice in Renminbi. Gli investitori beneficiano quindi di un eventuale apprezzamento del renminbi nei confronti dell’euro.