Miracolo Netflix al capolinea? Titolo freddato da un tweet su scommessa short
Shortate Netflix, ma solo a determinate condizioni. Ha avuto un effetto immediato, nella sessione di ieri, il tweet della società di ricerca Citron che, nel commentare un recente articolo dell’Ft, ha consigliato agli investitori di shortare il titolo.
Stranger Things happening at $NFLX. Wit mkt cap up $17 BIL in a week and short interest. at 10 year low. Citron thinks the stock can be shorted back to $300. Content spend unsustainable long term. Great article today’s FT https://t.co/jTM8lGoWdp Congrats to bulls, historic run
— Citron Research (@CitronResearch) March 12, 2018
Le quotazioni della società di servizi di streaming sono scese fino -3,1% dopo il tweet, accelerando ulteriormente al ribasso, fino a -3,8%, dopo che è arrivata anche la dichiarazione di Eddy Cue, responsabile della divisione di servizi di Apple, che ha smentito un interesse per un’acquisizione del gruppo, così come di Disney.
“Sia Netflix che Disney sono nostri grandi partner – ha detto Cue, in occasione del South by Southwest Festival, che si è tenuto ad Austin, Texas – Guardando in generale alla storia di Apple..noi non facciamo acquisizioni enormi”.
Dall’inizio dell’anno, Netflix ha continuato a macinare nuovi record, salendo di oltre +67% e confermandosi il titolo scambiato sull’indice S&P 500 con la migliore performance.
Lo scorso venerdì, l’azione è balzata al nuovo massimo storico, forte del rally del 5%, portando la capitalizzazione di mercato ad attestarsi a $144 miliardi, due/terzi superiore rispetto all’inizio dell’anno.
Ma già Dan McCrum, nell’articolo del Financial Times, aveva fatto notare come il valore di mercato del gruppo fosse arrivato a livelli preoccupanti, espressione di un “ottimismo senza confini”: pari a 12 volte circa il fatturato di $12 miliardi riportato lo scorso anno, e a 120 volte i profitti attesi per quest’anno.
Il punto, aveva scritto McCrum, è “forse sarebbe più facile credere alla storia di crescita (di Netflix), se 48 milioni di famiglie americane non si fossero già abbonate alla serie Stranger Things, e se le spese per il marketing non stessero salendo più velocemente delle vendite”. Tali spese “balzeranno (infatti) a $2 miliardi quest’anno, dagli $1,3 miliardi del 2017, il che lascia pensare che conquistare nuovi clienti sta diventando più difficile anche se, come Netflix, noi riteniamo che nel mondo ci siano 700 milioni di famiglie potenziali clienti”.
Ancora, secondo l’articolo, sarebbe più semplice credere al sogno, se “la società non fosse in competizione con Amazon, HBO e, in un futuro non troppo distante, Disney”.
Partendo dal presupposto che Netflix ha pianificato una spesa di $8 miliardi sui suoi contenuti, “sarebbe altrettanto più semplice credere che tali costi fossero sostenibili, se il gruppo non si stesse finanziando attraverso un’accumulazione di debiti“.
La verità è proprio questa.
Il “gruppo sta bruciando cash da anni, e ciò è vero sia se si considera il flusso di cassa operativo che il flusso di cassa free”.
Il risultato è che il ricorso al mercato obbligazionario ha portato Netflix ad ammassare debiti per $6,5 miliardi, tanto che il suo debito è valutato “junk”, quattro livelli al di sotto del rating investment grade.
Sulla base di queste riflessioni, lo short seller Andrew Left di Citron Research ha fatto notare in un post su Twitter che la capitalizzazione di Netflix è salita di ben $17 miliardi dall’inizio di marzo, a fronte di short interest che oscillano vicini al minimo in 10 anni.
Di conseguenza, l’investitore ribassista consiglia di iniziare a shortare il titolo Netflix in prossimità a $300 dollari, ovvero a un livello inferiore del 9,5% rispetto al valore di chiusura della seduta di venerdì, a $331,44.