Mercati azionari: crescono attese su interventi Bce. Rischio disillusione?
La deflazione in Eurozona, palesatasi ieri con una discesa tendenziale dei prezzi al consumo dello 0,2% secondo la rilevazione preliminare di dicembre, ha ricevuto buona accoglienza dalle Borse del Vecchio continente. Aumentano le probabilità che la Bce adotti ulteriori misure di stimolo nella riunione del 22 gennaio. Questo almeno sembrano pensare gli investitori a giudicare dalla reazione dei listini accennata ieri e proseguita stamane.
Utile a sostenere il sentiment di mercato anche la pubblicazione delle minute dell'ultima riunione Fomc ieri, le quali hanno confermato che la Fed non ha nessuna fretta di alzare i tassi di interesse. Ancora una volta è quindi la mano delle Banche centrali a sostenere le piazze finanziarie mentre, al contrario, tutto intorno sembra congiurare a favore di una discesa.
In special modo in Eurozona ma anche in Giappone dove il sentiment delle famiglie nel mese di dicembre è tornato a livelli pre-Abenomics, ossia risalenti a due anni orsono. Quasi un segnale di sfiducia per le politiche ultra-aggressive adottate dal governo giapponese e dalla Bank of Japan per dare una scossa al Paese. Tornando a concentrarsi sul Vecchio continente c'è il rischio, avverte Michael Hewson chief market analyst di CMC Markets, che i "mercati stiano correndo troppo con le aspettative sulle possibili azioni della Bce, visto che i prezzi al consumo core sono cresciuti in dicembre dello 0,8% rispetto allo stesso mese del 2013". Il peso della variabile energia sull'inflazione headline è quindi rilevante "circa il 6,3% del declino" precisa Hewson che si pone la retorica domanda "se non sia forse per questo motivo che gli Istituti centrali guardano di solito oltre le oscillazioni transitorie dei prezzi al consumo quando decidono le loro manovre di politica monetaria?".
A prescindere da questa precisazione sui prezzi core e le indicazioni in tal senso più volte date dalle Banche centrali nel passato, ancora più preoccupante è il rischio che "con i tassi di interesse bassi a livelli record, qualsiasi misura venga adottata possa avere effetto. Con le banche europee incoraggiate a migliorare i bilanci con asset sicuri in maniera da rispettare i nuovi requisiti di bilancio, perché dovrebbero abbandonarli per assumersi un rischio maggiore" spostando i capitali verso l'economia reale?
Utile a sostenere il sentiment di mercato anche la pubblicazione delle minute dell'ultima riunione Fomc ieri, le quali hanno confermato che la Fed non ha nessuna fretta di alzare i tassi di interesse. Ancora una volta è quindi la mano delle Banche centrali a sostenere le piazze finanziarie mentre, al contrario, tutto intorno sembra congiurare a favore di una discesa.
In special modo in Eurozona ma anche in Giappone dove il sentiment delle famiglie nel mese di dicembre è tornato a livelli pre-Abenomics, ossia risalenti a due anni orsono. Quasi un segnale di sfiducia per le politiche ultra-aggressive adottate dal governo giapponese e dalla Bank of Japan per dare una scossa al Paese. Tornando a concentrarsi sul Vecchio continente c'è il rischio, avverte Michael Hewson chief market analyst di CMC Markets, che i "mercati stiano correndo troppo con le aspettative sulle possibili azioni della Bce, visto che i prezzi al consumo core sono cresciuti in dicembre dello 0,8% rispetto allo stesso mese del 2013". Il peso della variabile energia sull'inflazione headline è quindi rilevante "circa il 6,3% del declino" precisa Hewson che si pone la retorica domanda "se non sia forse per questo motivo che gli Istituti centrali guardano di solito oltre le oscillazioni transitorie dei prezzi al consumo quando decidono le loro manovre di politica monetaria?".
A prescindere da questa precisazione sui prezzi core e le indicazioni in tal senso più volte date dalle Banche centrali nel passato, ancora più preoccupante è il rischio che "con i tassi di interesse bassi a livelli record, qualsiasi misura venga adottata possa avere effetto. Con le banche europee incoraggiate a migliorare i bilanci con asset sicuri in maniera da rispettare i nuovi requisiti di bilancio, perché dovrebbero abbandonarli per assumersi un rischio maggiore" spostando i capitali verso l'economia reale?