Notizie Notizie Italia M5S-Lega, premier: in pole Giuseppe Conte e Giampiero Massolo. Spread irrefrenabile, mentre scoppia caso No Tav

M5S-Lega, premier: in pole Giuseppe Conte e Giampiero Massolo. Spread irrefrenabile, mentre scoppia caso No Tav

21 Maggio 2018 09:55

Accordo sul premier – che secondo indiscrezioni dovrebbe essere il giurista Giuseppe Conte o il presidente di Fincantieri Giampiero Massolo- e sulla squadra dei ministri. Lo ha comunicato il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di un comizio a Fiumicino, dopo aver incontrato il capo del M5S, Luigi Di Maio.

“Abbiamo chiuso l’accordo sul premier e sulla squadra di ministri. Speriamo che nessuno metta veti su una scelta che rappresenta la volontà della maggioranza degli italiani”.

Quella di oggi è una giornata clou per il futuro politico dell’Italia, con Luigi Di Maio e Matteo Salvini che saliranno questo pomeriggio al Quirinale, in una situazione in cui l’alta tensione si fa sentire non solo sullo spread BTP-Bund, ma nelle stesse relazioni europee.

Alla Francia non sono andate affatto giù, infatti, le dichiarazioni di Di Maio, che ha detto chiaramente che nel contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e la Lega “c’è il blocco di un’opera che è inutile. Andremo a parlare con la Francia e gli diremo che la Torino-Lione poteva valere trent’anni fa, ma non più oggi. Non serve più“.

Esplode così anche il caso TAV, con la Francia pronta a ribattere. In un’intervista al Messaggero, il delegato generale del Comitato per la Transalpina, che riunisce tutti gli attori, pubblici e privati, della Tav francese, Stéphane Guggino ha sottolineato tra l’altro che “la Francia va avanti come previsto” e che “il governo ha appena confermato il finanziamento dei lavori definitivi del tunnel”.

Se poi l’Italia deciderà di uscire dalla Tav, ha avvertito, a quel punto dovrà “risarcire la Francia“. Le contraddizioni, sul caso Tav, non mancano, dal momento che Matteo Salvini sottolinea invece: “Leggetevi il contratto, non c’è il blocco della Tav. Ci sono progetti che saranno riesaminati, alcuni saranno confermati, altri ridiscussi”.

Riguardo alla squadra di governo e a chi la dirigerà, torna in pole position Giuseppe Conte, il cui nome era già circolato accanto a quello di Giulio Sapelli nei giorni scorsi.

Docente di diritto privato all’Università di Firenze e alla Luiss, Conte sarebbe il premier ideale per Di Maio, e in più, secondo alcune fonti, la Lega non avrebbe nulla da ridire.

Autore del programma di giustizia del M5S, 54 anni, il nome di Conte era stato già fatto anche per il dicastero della Pubblica Amministrazione.

Laureato in Giurisprudenza all’Università di Roma, ha alle spalle una carrellata di master e perfezionamenti in tutto il mondo (a Vienna presso la International Kultur Institut, a Sorbona, nella New York University, alla Sorbona). Non ha esperienza politica, elemento che alimenta dubbi sulla natura politica di questo governo di cui Di Maio si è sempre vantato. A tal proposito, il Corriere della Sera fa notare invece come alla fine Conte sia proprio un tecnico.

Nelle ultime ore sono salite però le quotazioni anche di Giampiero Massolo, nome inizialmente indicato per il dicastero degli Esteri, e che secondo le ultime voci sarebbe associato invece alla figura del premier.

Ha diretto la Farnesina, ha lavorato come consigliere del presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, ha anche avuto la delega ai servizi segreti. Due anni fa è diventato presidente di Fincantieri, è anche presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

I mercati rimangono intanto sull’attenti: lo spread BTP-Bund balza fino a 174,60 punti base, accelerando al rialzo e balzando di oltre +6%, a fronte di rendimenti decennali che avanzano fino al 2,30%. I tassi sui Bund sono in forte calo allo 0,55%, segno che gli investitori preferiscono riposizionarsi sugli asset considerati più sicuri.

Tornando alla squadra di governo, stando a quanto riporta il Corriere, tra i papabili c’è sicuramente Giancarlo Giorgetti, 51 anni,braccio destro di Matteo Salvini, dopo essere stato il braccio destro di Umberto Bossi. Potrebbe ricoprire uno “degli incarichi più delicati del futuro esecutivo: sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con delega allo Sport)”.

La Giustizia potrebbe andare ad Alfonso Bonafede, braccio destro di Luigi Di Maio, che si occupa della piattaforma Rousseau. Nel 2009 è stato candidato a sindaco di Firenze dal M5S. Più tardi, è diventato vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio.

Giulia Bongiorno, eletta al Senato con la Lega, penalista, entrata a 27 anni nel collegio di difesa di Giulio Andreotti nel processo che lo vide imputato per associazione mafiosa. Durante la sua attività in Parlamento ha preso più volte posizione contro Silvio Berlusconi.

Il dicastero dell’economia potrebbe, continua, il Corriere della Sera, andare a Paolo Savona, 82 anni, ex ministro dell’Industria e del Commercio nel governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi: è noto per essere un rigorista ma anche anti Euro.

Si fanno poi i nomi di Laura Castelli, deputata per il M5S, per il Ministero delle infrastrutture, da sempre contraria alla Tav; di Riccardo Fraccaro, deputato M5S, noto per la sua battaglia contro i vitalizi; di Gian Marco Centinaio, capogruppo dei senatori della Lega, molto vicino a Matteo Salvini, per il ministero del Turismo; di quella che viene descritta dal quotidiano una leghista storica, Simona Bordonali, ora deputata, per la carica di ministro della Famiglia e della Disabilità che è stato voluto da Matteo Salvini; di Sergio Costa, ex comandante regionale del Corpo forestale e generale di Brigata dei Carabinieri, per il ministero dell’Ambiente; del giornalista ex direttore di Skt Tg24 Emilio Carelli, deputato per il M5S, per il ministero dei Beni culturali; di Vincenzo Spadafora, già nello staff di Francesco Rutelli quando era ministro dei Beni culturali, ex presidente di Unicef Italia, deputato per il M5S, indicato per l’Istruzione. Non si è mai laureato.

Cosa farebbero in tutto ciò Matteo Salvini e Di Maio? Dalle ultime indiscrezioni emerge che Di Maio occuperebbe un super ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, mentre Salvini vorrebbe il ministero dell’Interno, per avere mani libere in materia di immigrazione e sicurezza.