Notizie M. Hewson: la moneta unica è destinata a restare sotto pressione anche nei prossimi giorni

M. Hewson: la moneta unica è destinata a restare sotto pressione anche nei prossimi giorni

29 Novembre 2010 12:27

Dopo un tentativo di recupero, tornano a scendere listini azionari e moneta unica. Se nel corso della prima parte l’euro-dollaro era arrivato a toccare un massimo a 1,3301, in questo momento, in scia delle vendite che stanno caratterizzando anche le Piazze finanziarie, il cross quota 1,3150 (-0,6%). Rosso dello 0,6% anche contro yen, con l’eurjpy a 110,73. Stabile a 84,160 l’incrocio dollaro-yen, mentre il biglietto vere scende a 1,5584 contro sterlina.

L’approvazione del Piano di salvataggio dell’Irlanda sembra quindi non bastare, e dopo una fiammata iniziale gli operatori tornano a penalizzare gli asset considerati più a rischio, anche a causa delle notizie in arrivo dalle due Coree. Michael Hewson di Cmc Markets rileva come “in mancanza di garanzie sull’approvazione del bilancio irlandese il 7 dicembre ed in presenza di numerosi piani di austerità a livello europeo, anche i prossimi giorni si prospettano difficili per la moneta unica”.

Il piano salva-Dublino da 85 miliardi, di cui 50 destinati alle finanze pubbliche e 35 che saranno utilizzati per la ristrutturazione del sistema bancario, si articolerà in un prestito al 6% (Euribor +5%) e, diversamente dal bailout della Grecia, questa volta faranno la loro parte anche Gran Bretagna (3,8 miliardi), Svezia (600 milioni di euro) e Danimarca (400 milioni). Il governo di Dublino metterà 17,5 miliardi di euro, sciogliendo di fatto il fondo pensioni dei dipendenti pubblici. Una misura drastica che si aggiunge al piano di austerity da 15 miliardi di euro varato la scorsa settimana.

Per quanto riguarda gli altri osservati speciali, Portogallo e Spagna, venerdì scorso il governo di Lisbona ha approvato il budget 2011, fissando il rientro del deficit/Pil sotto la soglia del 3% entro il 2014, mentre Zapatero ha assicurato che Madrid non necessita di alcun aiuto finanziario. Ma ormai alle rassicurazioni, dopo i casi di Grecia e Irlanda, gli operatori hanno fatto il callo.