News I listini azionari dei Paesi emergenti ancora economici, parola di Ubp

I listini azionari dei Paesi emergenti ancora economici, parola di Ubp

Pubblicato 16 Aprile 2014 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:11

Di seguito pubblichiamo un commento sui mercati emergenti a cura di Louhichi Khaled, Senior Analyst Emerging Markets di Union Bancaire Privée. Dopo la correzione registrata da inizio anno da parte dell'indice MSCI Emerging Markets, l'esperto di Ubp evidenzia nella sua analisi come le valutazioni dei mercati emergenti siano economiche in base ai multipli più comunemente usati. Anche se secondo Khaled questi sconti sono parzialmente giustificati, a suo avviso ora ci stiamo avvicinando a livelli di vendite probabilmente troppo elevati.



L'indice MSCI Emerging Markets ha registrato una correzione, a fine marzo (rispetto a inizio anno) del 4,84% in termini di dollari statunitensi e del 4,1% in valuta locale. Dunque prosegue la sottoperformance rispetto ai mercati sviluppati, che si attesta ora al -5,6% in termini di dollari. Per quanto riguarda gli andamenti delle singole aree su base year-to-date, la peggiore performance è nettamente quella dell'America Latina (-8,5% in USD), seguita dall'area EMEA (-6% in USD), mentre con un -3,3% la miglior performance è quella dei paesi emergenti dell'Asia. Le valute dei Paesi Emergenti hanno mostrato una elevata volatilità a marzo, che ha influenzato negativamente i listini azionari dell'area.



Da un punto di vista settoriale, il miglior comparto nei Mercati Emergenti da inizio anno è stato quello dell'IT (+2%), mentre il settore energetico ha registrato la performance peggiore, cedendo il 10,7% in termini di USD.



Guardando invece alle valutazioni, i Mercati Emergenti continuano a essere economici in base ai multipli più comunemente usati, come il rapporto prezzo/utili (P/E), sia trailing sia forward, e il rapporto price/book (P/B). Inoltre, gli indicatori P/E rispetto ai Mercati Sviluppati si attestano attualmente più di 2 deviazioni standard al di sotto della media a 5 anni, mentre i ROE mostrano i primi segnali di una potenziale ripresa.



Siamo ancora convinti che questi sconti siano parzialmente giustificati, data la continua riduzione dei ROE e dei margini vista da metà 2010. Tuttavia, ci stiamo avvicinando a livelli di vendite probabilmente troppo elevati e, dal punto di vista delle valutazioni, lo sconto rispetto ai mercati sviluppati inizia ad apparire eccessivo.



I principali timori relativi ai Mercati Emergenti sono il continuo aumento dei costi (legato all'inflazione dei salari) e la contrazione dei margini, così come la vulnerabilità macro economica, soprattutto in Paesi con ampi deficit delle partite correnti.



Infine, analizzando lo scenario delle prospettive macro, la perdurante volatilità dei dati cinesi, insieme alle recenti tensioni tra Ucraina e Russia, si sono andati ad aggiungere alla volatilità generale dei listini azionari emergenti.



Date le tornate elettorali in diversi Paesi core del gruppo degli emergenti nel primo semestre dell'anno (Turchia, Indonesia, Brasile, Sud Africa, India, tra gli altri), a nostro parere in questo lasso di tempo non saranno attuate importanti riforme economiche. Tuttavia, siamo più positivi sulla seconda parte dell'anno, poiché una volta passate le elezioni, gli investitori potranno capire meglio i piani economici e le riforme strutturali dei nuovi governi, per poter agire al meglio sui mercati.