La lettera di Padoan all’Ue: la manovra rispetta il Patto di stabilità

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha risposto alla richiesta dell’Unione europea di adottare una correzione dei conti pubblici pari allo 0,2% del Pil. Nessuna nuova manovra ma tagli di spesa e lotta all’evasione per ridurre lo scostamento dall’obiettivo di medio termine
Caro Valdis, caro Pierre. Con questa introduzione, vergata a penna, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si rivolge al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al Commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici, nella lettera inviata in risposta alla richiesta di aggiustamento dei conti pubblici. Lettera accompagnata dal rapporto contenente un’analisi approfondita dei fattori rilevanti che hanno influenzato l’andamento del debito in Italia.
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Terremoto e migranti
Sono questi i fattori rilevanti che hanno richiesto all’Italia sforzi non previsti e l’hanno portata fuori dal percorso di stabilità. Lo sciame sismico che da agosto colpisce il centro Italia ha portato costi che già superano il miliardo di euro anche se, specifica il ministro, non sono ancora quantificabili. Spese che verranno affrontate con la costituzione di un apposito fondo.
Per quanto riguarda il tema dei migranti, la previsione del ministero dell’Economia è che i costi possano superare i 4 miliardi di euro e superare lo 0,24% del Pil nel 2017. Tuttavia viene sottolineato che l’impatto fiscale è, secondo il Fondo monetario internazionale, ancora superiore.
Noi in linea con il Patto di stabilità
Una manovra correttiva danneggerebbe l’economia italiana che, nel 2016, potrebbe essere cresciuta dello 0,8%. L’Italia, scrive Pier Carlo Padoan, ha già fatto molto per mettere sotto controllo la dinamica del debito: “I risultati raggiunti sono significativi considerata anche la persistenza di pressioni deflazionistiche e l’elevata volatilità sui mercati finanziari. Il deficit di bilancio dell’Italia si è collocato su un sentiero discendente sin dal 2014, con un tasso di riduzione dello 0,3% all’anno”.
Tagli di spesa e lotta all’evasione per correggere lo scostamento
Il no alla richiesta dell’Unione europea di apportare una correzione dello 0,32% del Pil ai conti pubblici (pari a circa 3,4 miliardi di euro, una cifra che potrebbe variare con i dati Istat sul Pil che verranno resi noti a febbraio, è accompagnato dall’illustrazione delle misure che, nel medio periodo, consentiranno all’Italia di rientrare verso l’obiettivo di medio termine. “Lo sforzo struttuale – scrive Padoan – sarà composto all’incirca per un quarto da tagli di spesa e per il resto da aumento delle entrate fiscali. Le prime arriveranno per il 90% da risparmi sui consumi intermedi e per il 10% da interventi sulle agevolazioni fiscali. Sul fronte delle entrate l’aggiustamento includerà misure di tassazione indiretta (no aumento dell’Iva ma passaggio al regime della reverse charge ossia chi fornisce il servizio versa l’Iva e non chi lo acquista) accise e ulteriori miglioramenti nella lotta all’evasione fiscale”.