Le tensioni geopolitiche spingono le valute rifugio
Seduta positiva per yen e franco svizzero che stanno capitalizzando il prepotente ritorno della propensione al rischio innescato dal sempre più certo attacco anglo-statunitense alla Siria. Come se non bastasse, la Russia ha già fatto sapere che in caso di intervento dovremo attenderci “conseguenze estremamente gravi”. In questo contesto gli operatori stanno acquistando valuta del Sol Levante e franchi svizzeri spingendo i rispettivi cross con il dollaro a 97,26 yen (-1,3%) e a 0,9187 chf (-0,45%).
Lo yen mostra i muscoli anche contro euro e sterlina i cui cross hanno rotto i supporti di breve posizionati a 130,28 e 151,73 e attualmente scambiano a 130,19 e a 151,1, rispettivamente lo 0,9 e l’1,3 per cento in meno rispetto al dato precedente.
Discorso opposto per le c.d. valute ad alto rendimento che, già indebolite dall’inesorabile arrivo del “tapering” (il piano di riduzione degli stimoli monetari che presto o tardi sarà messo in campo dalla Federal Reserve), pagano pegno alla fuga degli investitori dagli asset considerati più rischiosi. In questo momento sia il cambio tra il dollaro australiano e il biglietto verde che l’incrocio con la divisa neozelandese, il cosiddetto kiwi, arretrano dello 0,9% a 0,8949 e a 07778.
L’avanzata dell’avversione al rischio ha fatto passare in secondo piano i 107,5 punti (livello massimo da 16 mesi e quarto incremento consecutivo) messi a segno dall’Ifo, l’indice che misura la fiducia degli imprenditori tedeschi. Dopo i 106,2 punti di luglio gli analisti avevano stimato un miglioramento più contenuto a 107 punti.