Le Borse mondiali esultano di fronte all’avvicinarsi della soluzione estrema

La soluzione definitiva alla crisi, quella invocata da più parti e che si pensava destinata a non poter essere intrapresa prima dell’ingresso di un nuovo presidente alla Casa Bianca, sembra in procinto di arrivare. E i mercati non potevano non reagire positivamente.
Borse europee tutte in volata dunque, dopo che già Wall Street aveva fatto la stessa cosa ieri mettendo a segno il più forte rialzo giornaliero in sei anni. A Milano gli indici sono arrivati anche a guadagnare oltre cinque punti percentuali.
La soluzione definitiva ha un nome: Resolution Trust. Nella pratica un fondo garantito da obbligazioni del governo, destinato ad assorbire gli asset “tossici” di banche d’affari e commerciali e a detenerli fino a loro scadenza, consentendo un più ordinato recupero dei crediti. Si tratterebbe della rievocazione di un intervento lanciato già negli anni ’80 dall’amministrazione Reagan per salvare la crisi delle casse di risparmio, le Savings and Loans.
Le banche quindi concederanno al Tesoro tali asset e riceveranno in cambio titolo del governo, permettendo da un lato di ripulire i loro bilanci da tali attivi e dall’altro di fissare finalmente un prezzo minimo per titoli diventati ormai da quasi un anno completamente illiquidi.
Un annuncio ufficiale in tal senso manca ancora, ma il mercato scommette ormai che una comunicazione potrà arrivare magari al termine del week-end dopo che le autorità avranno completato un estenuante giro di incontri.
La volontà politica di procedere all’intervento infatti non manca. Anzi, gli stessi vertici di Federal Reserve e del Tesoro si sono espressi in termini piuttosto chiari, con Ben Bernanke che ha detto di stare lavorando a una soluzione e Hank Paulson che ancor più specchiatamente ha ammesso discussioni su un piano per risolvere i problemi alla radica.
Evidentemente la gravità della crisi ha raggiunto proporzioni tali da rendere troppo rischioso per gli Stati Uniti attendere fino al rinnovo del Congresso e alla nomina di un nuovo presidente per varare “la madre” di tutte le manovre di salvataggio. E questo nonostante fino a qualche giorno fa si dicesse che in attesa del nuovo mandato presidenziale i tempi tecnici non sarebbero stati sufficienti.