Per le banche europee è di nuovo tempo di mettere in dubbio gli stress test
Per le banche si preannuncia una nuova stagione di test. I test di solidità sugli istituti di credito della Vecchia Europa, con l’obiettivo di dare maggiore credibilità ai risultati dei controlli, che sono stati pubblicati lo scorso 23 luglio, non hanno spazzato via i dubbi sulla tenuta del sistema finanziario. Dagli Stati Uniti arriva una frecciata. In una lunga analisi il Wall Street Journal sottolinea come alcuni rischi sul sistema finanziario europeo siano stati sottovalutati a partire dall’ammontare “dei titoli di stato potenzialmente rischiosi detenuti in portafoglio da alcuni istituti”.
In particolare, spiega il quotidiano americano, “alcune banche hanno escluso dal calcolo alcuni titoli di stato, mentre diverse altre hanno ridotto l’ammontare dell’esposizione escludendo le posizioni short”. In sostanza il Wsj ripropone un vecchio adagio che aveva agitato le notti degli investitori qualche mese fa, quello che ripropone i vecchi punti interrogativi che erano rimasti sullo sfondo: questi test di resistenza sono stati omogenei per tutti i paesi, con tutte le banche testate allo stesso modo? e lo scenario peggiore che è stato preso in considerazione include crisi del debito sovrano come quella greca, arrivando fino all’ipotesi di default?
Se ad esempio, una banca aveva 100 milioni di euro di esposizione sui titoli greci e 25 milioni con una posizione short, l’impatto lordo risultava di 75 milioni. Si tratta di fatti che “né il regolatore, né la maggior parte delle banche ha rivelato”, precisa il giornale. Anche se nell’analisi del Wall Street Journal le banche italiane non sono citate, non c’è da vantarsene.
L’analisi si è al momento concentrata sulla terza banca inglese, la Barclays e su quella francese, il Credit Agricole, rea quest’ultima di “non aver contabilizzato i titoli di stato in portafoglio alla sua filiale assicurativa”. Mentre Barclays, da parte sua, ha escluso dal conteggio una larga parte dei bond governativi considerati di trading.
Il sistema di calcolo emerge chiaramente guardando all’esposizione sui titoli italiani che al 31 marzo era di circa 7,1 miliardi di sterline; di questi, tuttavia, 4,7 miliardi erano considerati nel portafoglio trading mentre altri 1,6 miliardi erano “coperti” da posizioni shortiste e quindi l’esposizione lorda al debito italiano calcolata per gli stress test era di soli 787 milioni. Giochi contabili che potrebbero avere inficiato i test, al solo scopo di fare un bel maquillage. Che nasconde una dura verità.