Lavoro: gli italiani sempre connessi soffrono di tecno-stress (Randstad)
Italiani sempre connessi, e perciò sempre più stressati. E’ quanto emerge dalla prima edizione del Work Monitor di Randstad, l’analisi relativa all’andamento del mercato del lavoro svolta dalla multinazionale Olandese in 29 nazioni nel primo trimestre 2012. Secondo la ricerca il 75% dei lavoratori italiani dispone di un accesso in rete sul luogo di lavoro, a un quarto del totale il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con accesso alla rete, mentre circa la metà del campione dispone di uno smartphone personale con accesso a internet. Una situazione che vede scontrarsi due correnti di pensiero: un 39% di datori di lavoro che pretende la reperibilità 24 ore al giorni, e un 31% di lavoratori che pensa che essere sempre connessi limiti la concentrazione e la produttività.
Sta di fatto che il lavoratore italiano è tecno-stressato: il 63% del campione ammette di aver ricevuto telefonate o mail al di fuori dell’orario di lavoro o, il 52%, durante le vacanze. E se il 63% degli italiani dichiara di aver avuto impegni di lavoro in luoghi privati, solo il 33% degli intervistati ha provato a controbilanciare il “trend” occupandosi di questioni private sul luogo di lavoro.
Il confronto con gli altri Paesi, inoltre, da cui emerge che il 41% dei lavoratori afferma di ricevere quotidianamente più informazioni di quante ne riesca a gestire, dà evidenza di uno stato di maggiore stress degli italiani che si traduce in momenti di “chiusura” totale verso mail e telefonate (48%). Considerata la portata del fenomeno, dunque, sarebbe utile a tutti i soggetti (impresa e lavoratori) capire quanto questa “colonizzazione del tempo libero” sia il temporaneo risultato della crisi globale o se sia una epocale trasformazione dei rapporti impresa-lavoro.