La Tobin Tax a impatto zero (o quasi) sugli ETF
Risale a pochi giorni fa (16 ottobre) il termine per il primo versamento della discussa imposta sulle transazioni finanziarie (IFTT), meglio conosciuta come Tobin tax. Entrata in vigore il 1 marzo per tutti gli acquisti di azioni emesse da società residenti in Italia con una capitalizzazione di mercato superiore a 500 milioni di euro, dal primo settembre si applica anche per i derivati su indici azionari. L’iter a livello di Unione Europea per l’introduzione di questa imposta finanziaria ha visto alcuni Paesi membri, in particolare la Gran Bretagna, opporsi fermamente alla sua applicazione temendo le sue ripercussioni a livello di scambi, mentre l’Italia è stato uno dei Paesi che ha deciso di procedere autonomamente alla sua introduzione nonostante l’esperienza francese aveva confermato gli effetti negativi sui volumi di negoziazione. In attesa delle prime evidenze empiriche sull’Italia, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha rimarcato che l’esperienza all’estero dimostra come questo tipo di imposta tenda a scoraggiare l’investimento nei Paesi dove viene istituita se non si applica contemporaneamente negli altri Paesi.
Il risultato concreto per gli investitori italiani dell’introduzione della Tobin Tax è un aumento dei costi delle transazioni legate a titoli azionari e indici italiani. ETF Securities, tra gli emittenti leader a livello mondiale di Exchange Traded Product (ETP), ha fatto il punto sui possibili contraccolpi in Italia dell’introduzione di questo balzello sulle transazioni finanziarie prevedendo un aumento degli investimenti in ETP. Secondo le prime elaborazioni da marzo gli scambi sulle azioni italiane sono scesi di quasi il 48%, ha rimarcato l’avvocato Marco Boldini, associate director legal di Etf Securities, mentre sui derivati il calo nel primo mese e mezzo si aggira intorno al 12%. Nello stesso arco di tempo gli scambi su derivati sulla Borsa di Francoforte, dove la Tobin Tax non ha ancora visto il via, sono aumentati del 4%. “L’introduzione della Tobin Tax aumenterà i costi transazionali che riguardano l’esposizione diretta alle società quotate italiane attraverso l’acquisto di azioni – ha commentato Massimo Siano, responsabile del mercato italiano e francese per ETF Securities – ed è naturale quindi che gli investitori vogliano trovare il modo di minimizzare i costi di negoziazione, specialmente quelli che operano nel breve periodo e che frequentemente scambiano titoli in Borsa. Considerare gli ETF che replicano il mercato azionario italiano potrebbe essere una soluzione soddisfacente”.
ETF ed ETC esenti dalla tobin tax
Che trattamento hanno gli Exchange Traded Fund (ETF) ed Exchange Traded Commodity / Exchange Traded Currency (ETC)? Per entrambi non sono previsti dei costi diretti poiché il trasferimento di quote è esente. Per gli ETC su materie prime e valute la normativa è molto chiara nell’escludere dall’ambito di applicazione della tobin tax i derivati che abbiano come sottostante commodities, tassi e valute, pertanto non vi è nessun costo aggiuntivo né diretto né indiretto dalla IFTT.
Il caso degli ETF sintetici su indici italiani
Per gli ETF c’è invece la possibilità di costi indiretti nel caso degli ETF sintetici (swap based) su indici contenenti a prevalenza azioni italiane. La replica sintetica comporta infatti la stipula di un contratto derivato con swap providers, rimarca l’avvocato Marco Boldini, con un’imposta che l’emittente di ETF dovrà pagare per concludere tale derivato (importo massimo di 200 euro) e “conseguente possibile effetto, seppur limitato, sullo spread”. Le efficienze generate dagli ETF con le economie di scala, ha rimarcato l’esperto di ETF Securities, fanno sì che l’effetto reale sull’investitore è decisamente contenuto se paragonato con il costo che l’investitore dovrebbe sostenere con l’esposizione diretta al mercato azionario italiano. Non vi è invece nessun effetto, nemmeno indiretto, per gli ETF swap based su indici di azioni non italiane.
I numeri della tobin tax
L’aliquota fiscale imponibile per le transazioni in Borsa è stata inizialmente fissata, per le transazioni in mercati regolamentati, allo 0,12% dell’ammontare netto in euro dei relativi trasferimenti azionari registrati nel singolo giorno di contrattazione (scenderà allo 0,1% da gennaio 2014).
Per transazioni negoziate over the counter (OTC) l’aliquota applicabile è pari allo 0,22% (0,2% da gennaio 2014). Le transazioni intraday sono esenti quando l’intera posizione è aperta e chiusa nella stessa giornata di contrattazione.