Notizie ETF La forza relativa di Wall Street spinge verso i replicanti a stelle e strisce

La forza relativa di Wall Street spinge verso i replicanti a stelle e strisce

Pubblicato 4 Gennaio 2012 Aggiornato 26 Settembre 2022 08:39

I mercati entrano nel nuovo anno con la crisi del debito sovrano che minaccia di condizionare anche nel prossimo futuro gli umori degli investitori. E’ sempre più concreta prospettiva di un ingresso in recessione per l’Europa, mentre negli ultimi 2 mesi e mezzo è emersa una tenuta migliore del previsto dell’economia statunitense con il deciso calo della disoccupazione a novembre. E anche per il 2012 le attese sono di una crescita, seppur moderata, dell’economia non seguendo l’Europa nel percorso di ricaduta recessiva. Il confronto tra Wall Street e listini europei quest’anno è impietoso con ribassi a doppia cifra per l’azionario europeo mentre S&P 500 & co. hanno chiuso l’anno sostanzialmente sulla parità.

L’aumentata percezione del rischio non ha mancato di condizionare le scelte sul mercato degli Exchange Traded Fund. La ricerca di protezione non è coincisa esclusivamente con l’aumento degli afflussi su asset ritenuti più sicuri come i fondi obbligazionari legati ai titoli governativi statunitensi e tedeschi oppure verso fondi con sottostante l’oro. Negli ultimi mesi del 2011 sono infatti aumentati le preferenze da parte degli investitori per gli strumenti legati a indici azionari tradizionali. Nonostante in questi mesi l’epicentro della crisi risiede in Europa, la risposta degli operatori è stata quella di rifugiarsi in ciò che si conosce meglio diminuendo l’esposizione verso indici ritenuti potenzialmente più rischiosi, in particolare quelli legati ai mercati emergenti. Si è quindi assistito a un aumento degli asset diretti a fondi passivi legati ai principali indici mondiali che, oltre a una minore rischiosità percepita, si mostrano efficienti a livello di costi di negoziazione anche in contesti molto volatili.

ETF con vista a New York, ma cresce anche l’appeal del Dax
Nella seconda metà del 2011, in coincidenza con l’acuirsi delle tensioni legate alla crisi del debito, le preferenze degli investitori europei sono andate con decisione verso l’azionario Usa e quello tedesco, mentre parallelamente si registravano fuoriuscite dagli altri ETF azionari. Da inizio anno sul mercato europeo degli ETF i prodotti legati alla Germania hanno evidenziato afflussi per 17,5 miliardi di dollari, pari a circa l’85% del totale degli afflussi sugli ETF azionari sui mercati sviluppati. L’ETF Landscape di BlackRock aggiornata a fine novembre evidenzia come in seconda posizione ci siano i replicanti sugli indici nordamericani, in particolare quelli di Wall Street che hanno visto afflussi netti per oltre 4,5 mld.
Il fenomeno è tangibile anche a livello di singoli prodotti con il podio dei prodotti con maggiori afflussi da inizio anno che vede al primo e al terzo posto proprio due fondi legati al Dax, rispettivamente l’iShares Dax e il db x-trackers Dax ETF. Guardando ai dati relativi al mercato globale degli ETF oltre la metà degli afflussi registrati da inizio anno si sono diretti verso gli ETF sull’azionario Usa (41,6 mld $ sul totale di 80,9 mld).

Fuga dagli emergenti
Il cambio di tendenza più marcato a livello globale ha riguardato i mercati emergenti, scesi al 13,2% a fine novembre, ossia 2,9 punti percentuali in meno rispetto a inizio anno con deflussi per 34,1 miliardi di dollari. La maggioranza assoluta delle masse gestite nell’industria degli ETF rimane saldamente quella dei fondi legati a indici azionari sviluppati, pari al 55,9% del totale. L’equity in generale ha perso il 2,6% di quota di mercato, con guadagno quasi analogo (2,3%) per il reddito fisso.
I pregi di un sottostante più liquido
Scegliere di affidarsi a ETF sugli indici tradizionali permette di avvantaggiarsi della maggiore efficienza di questi mercati a partire dall’elevata liquidità anche in presenza di mercati molto volatili. La liquidità degli ETF risulta dipendere principalmente da quella dei titoli che compongono l’indice sottostante. Replicare l’andamento di listini molto liquidi permette quindi di godere di bassi spread di negoziazione. Lo spread denaro-lettera, ovvero lo scarto fra il prezzo in acquisto e quello in vendita, rappresenta un costo aggiuntivo per l’investitore e gli ETF azionari che vanno a replicare i principali indici mondiali – come lo S&P 500, l’Eurostoxx 50 o il Dax – risultano quelli con spread più stretti. “Per un’operatività efficiente in casi di alta volatilità è importante valutare bene i costi di transazione – rimarca Daniele Sabato, responsabile per l’Italia di Flow Traders, società leader in Europa nell’attività di market making per ETF, ETC e ETN – pertanto la liquidità del sottostante è fondamentale e determina la scelta anche degli strumenti”. In particolare i grossi investitori istituzionali preferiscono utilizzare gli ETF per avere posizioni lunghe/corte su indici quali l’Eurostoxx50 o il Dax in ambito europeo poiché “la liquidità di questi indici – prosegue Sabato – ed in particolare quella del mercato futures relativo, è maggiore e porta a differenze di costo che cumulate in un periodo di tempo lungo possono influenzare significativamente il tracking error di un portafoglio gestito”.