Italia verso la recessione, stime Governo da rifare. Di Maio scarica colpe a Gentiloni
Lo spauracchio recessione complica ulteriormente l’operato del governo Lega-M5S alle prese con la delicata trattativa con l’UE per evitare l’avvio di una proceduta di infrazione. I dati Istat certificano nel nel terzo trimestre del 2018 un calo del Pil dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. È stata la prima contrazione dal secondo trimestre del 2014. Il trimestre tra luglio e settembre è il primo a pieno regime del nuovo governo che è in carica da giugno. Mesi durante i quali il clima di tensione sui mercati, con spread arrivato in area 300 pb, ha probabilmente spinto gli italiani a una maggiore cautela che si è tramutata in un calo dei consumi.
Non si può parlare ancora di recessione perchè a livello tecnico si è in presenza di una recessione quando il PIL di un Paese diminuisce per almeno 2 trimestri consecutivi.
Su base annua il PIL è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017. Indicazioni peggiori rispetto a quelle di un mese fa quando i dati Istat evidenziavano una crescita nulla su base trimestrale e un +0,8% a/a.
Stime 2018 ormai irrealistiche, Di Maio trova il colpevole: “Manovra Pd era insipida”
Le stime del governo sono di un pil in crescita dell’1,2% sull’intero 2018, obiettivo ormai praticamente impossibile da raggiungere, così come risulta impervio anche il +1,5% indicato per il 2019. Secondo i calcoli di Bloomberg l’economia dovrebbe crescere dell’1,2% nel trimestre in corso per permettere di rispettare le stime per il 2018, mentre tutte le indicazioni economiche fanno presagire un’economia piatta o addirittura in calo tra ottobre e dicembre.
Il vice premier Luigi Di Maio imputa le colpe di questa contrazione del Pil alla manovra “insipida e non espansiva” del governo Gentiloni. “Nel 2019 l’economia ripartirà perché iniettano risorse fresche”, ha aggiunto il leader pentastellato. Di contro proprio l’ex premier Gentiloni spiega tale gelata sull’economia con il clima di sfiducia che si sta instaurando. “In pochi mesi sta andando in fumo l’impegno di famiglie e imprese negli ultimi anni. In crescita solo la propaganda”, scrive Gentiloni su Twitter.
Verso IV trimestre difficile
Non va dimenticato che anche il contesto congiunturale fuori dall’Italia è in rallentamento. La Germania ha riportato nel terzo trimestre una contrazione dello 0,2% del Pil, dovuto però a fattori contingenti legati alla frenata della produzione del settore auto. Nei giorni scorsi il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto che un graduale rallentamento nella crescita dell’area euro è normale e potrebbe essere in parte temporaneo.
“Oggi appare molto probabile che anche il quarto trimestre di quest’anno farà segnare un calo – afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – . D’altra parte la sequenza degli incrementi trimestrali del Pil nel 2017 e nel 2018 non lascia dubbi sulla tendenza in atto”. Si è passati infatti da +0,5% del primo trimestre 2017 a + 0,3% nel quarto trimestre 2017 a +0,2% nel secondo trimestre 2018 ed ora a -0,1% nel terzo trimestre 2018. “Il 2018 lascerà quindi agli italiani un Paese in recessione – argomenta il presidente del CSP – . Le ultime stime dell’Istat sulle prospettive dell’economia italiana nel 2018 e nel 2019 ipotizzano che nell’intero 2018 il Pil crescerà dell’1,1% e che il 2019 sarà caratterizzato da un Pil in accelerazione (+1,3%). Il dato diffuso oggi sul calo del Pil nel terzo trimestre del 2018 induce a ritenere che queste previsioni debbano essere riviste”.
“E’ evidente che la stima del Governo di avere una crescita nel 2018 pari all’1,2% è ormai un miraggio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Di conseguenza – prosegue Dona – va rivista anche la stima di avere nel 2019 un Pil a +1,5%, visto che, quand’anche considerassimo valido l’impatto sul Pil dovuto alle misure contenute nella Legge di Bilancio, è chiaro che, partendo da un dato inferiore per il 2018, i conti non possono tornare. A questo punto, quindi, vanno rivisti anche i rapporti tra deficit e Pil e tra debito e Pil che, alla luce dei dati di oggi, risultano sbagliati” conclude Dona.
Salvini: meno soldi per Reddito di Cittadinanza e Quota 100
Oggi intanto Matteo Salvini ha lanciato nuovi segnali a Bruxelles circa le intenzioni del governo di ricucire lo strappo ed evitare la procedura d’infrazione. “”Speriamo che non ci sia la procedura – ha detto Salvini intervenendo a SkyTg24 – e l’UE si accorga che è una manovra che punta sulla crescita, aiuta le imprese, taglia la burocrazia, si occupa di sicurezza”. Nel merito il ministro del Lavoro ha puntualizzato che i tecnici hanno accertato che i 16 miliardi stanziati per Reddito di Cittadinanza e Quota 100 sono più del necessario e quindi parte delle risorse potrebbero essere spostate a investimenti mirati su Regioni alluvionate, scuole e strade.