Italia, secondo l’Ocse: ritardo su riforme, promosso Jobs Act
“La mancata ripresa dalla recessione sta portando il reddito pro capite dell’Italia a scivolare ancora più in basso rispetto alle principali economie dell‘Ocse. La performance della produttività continua ad essere in ritardo e la partecipazione alla forza lavoro rimane debole”. A dirlo è l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che oggi ha pubblicato “Riforme di politica economica 2015: Obiettivo Crescita” mettendo in evidenza come “la crisi finanziaria e una ripresa continuamente modesta hanno portato a una riduzione del potenziale di crescita in gran parte dei paesi più avanzati, mentre in molte economie emergenti si è verificato un rallentamento”. Secondo l’organizzazione parigina “tra le sfide politiche nel breve termine figurano la disoccupazione costantemente alta, il rallentamento della produttività, il disavanzo del bilancio pubblico e il debito pubblico elevati, nonché le rimanenti fragilità del settore finanziario”.
Soffermandosi sull’Italia, l’organizzazione parigina ammette però che “il Governo ha compiuto i primi passi nel 2014 per lanciare riforme ambiziose in vari settori, in particolare nel mercato del lavoro, della protezione sociale, del sistema fiscale e di quello giudiziario”. Ma aggiunge che “alcune delle importanti misure prese nel 2012 e nel 2013 devono ancora essere attuate”.
E se l’Ocse punta il dito sul ritardo accumulato sul fronte delle riforme, plaude invece al Jobs Act. Questo decreto, secondo l’associazione, ha il pregio di avere “rimosso la maggior parte dei vincoli all’utilizzo dei contratti a breve termine per un totale di tre anni” e permette all’esecutivo di “introdurre una serie di riforme potenzialmente importanti entro la metà del 2015”.