Notizie Notizie Italia Italia: Fmi caldeggia più riforme strutturali, potenziale impatto del 5,7% sul Pil in 5 anni

Italia: Fmi caldeggia più riforme strutturali, potenziale impatto del 5,7% sul Pil in 5 anni

25 Gennaio 2013 14:47

Riforme strutturali per rilanciare la crescita. E’ la ricetta proposta dal Fondo Monetario Internazione in uno studio dedicato all’Italia che stima in 5,7 punti percentuali in 5 anni il possibile impatto positivo in termini di Pil dell’implementazione di riforme quali liberalizzazioni e nuovi misure legate al mercato del lavoro. Nel lungo periodo questo impatto salirebbe al 10,5% in più di Pil. L’Italia, rimarca lo studio pubblicato oggi dall’istituto di Washington, nell’ultimo decennio ha mostrato una debole performance economica con crescita media inferiore allo 0,5% rispetto all’oltre +1% dell’area Ue15 e al +1,15% dei paesi G7. Debolezza economica che il Fmi riconduce a bassa competitività, rigidità del mercato del lavoro e inefficienza della spesa pubblica.

Sul mercato del lavoro vanno rafforzati produttività e partecipazione
Positivo il giudizio sulle riforme attuate fino a questo momento che vanno nella giusta direzione. Su cosa fare nel prossimo futuro, in tema di liberalizzazioni l’Fmi ritiene importante un’attuazione tempestiva e coerente, soprattutto nel settore energetico, in cui i vantaggi sarebbero rilevanti. Invece sul mercato del lavoro gli esperti di Washington ritengono che dovrebbe incentrarsi sulla riduzione del costo del lavoro, introducendo una maggiore flessibilità interna e un più stretto collegamento tra salari e produttività, aumentare la partecipazione, soprattutto tra giovani e donne.
I punti di forza dell’economia del Belpaese
Lo studio del Fmi firmato da Lusine Lusinyan and Dirk Muir rimarca nella parte introduttiva alcuni importanti punti di forza dell’economia italiana. In primo luogo le famiglie italiane presentano un solido bilancio e i risparmi privati sono sempre stati elevati. Il debito privato risulta pari a circa il 125 per cento del PIL, tra i più bassi della zona euro. passando al settore pubblico, pur presentando uno dei debito più grandi del mondo, sono considerevoli anche gli asset. Il disavanzo delle partite correnti è relativamente basso e le esportazioni italiane sono tra le più diversificate nel mondo.