Italia: Fmi caldeggia più riforme strutturali, potenziale impatto del 5,7% sul Pil in 5 anni
Riforme strutturali per rilanciare la crescita. E’ la ricetta proposta dal Fondo Monetario Internazione in uno studio dedicato all’Italia che stima in 5,7 punti percentuali in 5 anni il possibile impatto positivo in termini di Pil dell’implementazione di riforme quali liberalizzazioni e nuovi misure legate al mercato del lavoro. Nel lungo periodo questo impatto salirebbe al 10,5% in più di Pil. L’Italia, rimarca lo studio pubblicato oggi dall’istituto di Washington, nell’ultimo decennio ha mostrato una debole performance economica con crescita media inferiore allo 0,5% rispetto all’oltre +1% dell’area Ue15 e al +1,15% dei paesi G7. Debolezza economica che il Fmi riconduce a bassa competitività, rigidità del mercato del lavoro e inefficienza della spesa pubblica.
Positivo il giudizio sulle riforme attuate fino a questo momento che vanno nella giusta direzione. Su cosa fare nel prossimo futuro, in tema di liberalizzazioni l’Fmi ritiene importante un’attuazione tempestiva e coerente, soprattutto nel settore energetico, in cui i vantaggi sarebbero rilevanti. Invece sul mercato del lavoro gli esperti di Washington ritengono che dovrebbe incentrarsi sulla riduzione del costo del lavoro, introducendo una maggiore flessibilità interna e un più stretto collegamento tra salari e produttività, aumentare la partecipazione, soprattutto tra giovani e donne.