Notizie Notizie Italia Italia, Fitch: maggioranza fragile dopo elezioni, preoccupati per rischio politiche fiscali più espansive

Italia, Fitch: maggioranza fragile dopo elezioni, preoccupati per rischio politiche fiscali più espansive

19 Gennaio 2018 08:55

In un incontro con i giornalisti Michele Napolitano, responsabile della divisione di debiti sovrani dell’Europa occidentale di Fitch, lo dice chiaramente: “Siamo preoccupati perché le politiche fiscali potrebbero essere più espansive” dopo il voto italiano del prossimo 4 marzo.

La situazione politica attuale dell’Italia, fa notare, risulta molto frammentata e le probabilità di una maggioranza solida dopo le elezioni politiche sono molto basse. Tanto che l’Italia rischia non solo una situazione di stallo politico, ma anche il voto anticipato: di conseguenza, una qualunque maggioranza fragile non si imbarcherà in riforme impopolari, né si preoccuperà troppo di irritare l’Unione europea, nel non attenersi in toto al rigore delle regole sul debito e sul deficit.

Napolitano fa notare che una eventuale situazione di stallo politico che si venisse a creare in Italia “manterebbe probabilmente deboli le prospettive di riforme economiche”, e noi “siamo preoccupati perché le politiche fiscali potrebbero essere più espansive” (dunque aumento della spesa pubblica, o taglio delle tasse, entrambe misure che andrebbero a detrimento del processo di risanamento dei conti pubblici).

D’altronde, “in caso di maggioranza fragile con rischio di voto anticipato potrebbe essere difficile per qualunque governo prendere misure fiscali efficaci o adottare riforme impopolari“.

Detto questo, un elemento che fa tirare un sospiro di sollievo a Fitch, c’è.

“Siamo meno preoccupati rispetto a un anno fa di una deriva euroscettica”, intanto perchè una coalizione post voto fra Lega Nord, Fratelli d‘Italia e Movimento 5 Stelle è poco probabile. Inoltre, “Lega Nord e Movimento 5 Stelle hanno ammorbidito le loro posizioni contro l’euro”.

Ciò non significa che il pericolo euroscetticismo sarà del tutto arginato:

“Non riteniamo probabile un governo che porti l’Italia fuori dalla zona euro; tuttavia, il sostegno ai partiti euroscettici resterà forte, saranno forti in Parlamento e questo darà la possibilità di condizionare l’agenda politica”.

Una considerazione positiva riguarda proprio il rating sui debiti sovrani. Per Napolitano, infatti, il rating sull’Italia “è ben supportato da altri fattori, che non hanno a che fare con le finanze pubbliche. Questo significa che se guardiamo ai nostri criteri, il rating italiano [di “BBB” con outlook stabile) è abbastanza basso per un paese ricco come l’Italia con un settore privato in buono stato di salute rispetto ad altri paesi Ue”.

A questo punto, la cosa che rimane da fare è aspettare l’evolversi della situazione politica:

“Osserviamo il dibattito italiano e cerchiamo di capire che tipo di governo ci sarà, quale maggioranza lo appoggerà e, a quel punto, analizzeremo le politiche quando saranno nero su bianco, presentate in Parlamento e nel Def”.

Un commento rassicurante sul debito italiano era arrivato ieri dall’economista di Credit Suisse, Giovanni Zanni, che aveva affermato che il debito italiano è “più sostenibile di quanto si creda”, e cher aveva descritto le elezioni politiche un non evento, viste le probabilità molto basse che possa vincere un partito estremista.

Secondo Zanni non deve preoccupare neanche l’eventuale ritirata del Quantitative easing da parte della Bce (l’ammontare degli acquisti di asset è stato dimezzato a partire dall’inizio del 2018):

“Se la Bce deciderà di uscire dal Qe sarà perché l’economia starà migliorando e l’inflazione tornando alla normalità – ha detto – Di conseguenza la sostenibilità del debito pubblico italiano aumenterà e la domanda di Btp da parte degli investitori potrà prendere il posto di quella della Bce”.