L’Italia che non cresce? Copiamo dalla Corea (Wall Street Italia)
Nel numero di Wall Street Italia, il mensile edito dal gruppo Brown Editore attualmente in edicola abbiamo intervistato Ramirez, uno degli utenti più attivi nel forum Macroeconomia di Finanzaonline.com. Grazie alla sua esperienza cerchiamo di capire da dove nascono i problemi strutturali dell’economia italiana, quali sono le cause della situazione attuale e se esiste una ricetta per riportare il tessuto industriale ai fasti del passato. Ecco uno stralcio dell’articolo.
Ramirez, raccontaci di cosa ti occupi e come ti trovi sul Forum
Pensionato, ex funzionario di banca. Sono entrato in banca nel 1976 come addetto ufficio export import: ho visto qualcosa dei commerci internazionali. Sono stato tra i primi, alla fine degli anni ‘80 ad avere rapporti con sud coreani e capire il loro potenziale. Allora non lo capii ma era evidente che qualcosa di brutto stava per accadere alla nostra economia. Curavo le importazioni per una grande azienda italiana di che proveniva dalla Thailandia (ma era cinese) o da Honk kong. Era chiaro già allora che per il tessile italiano non ci sarebbe stato scampo quando avrebbero tolto le quote a cui la Cina era soggetta. Chi avrebbe dovuto avvisare i produttori italiani?
Italia che non cresce: perchè siamo arrivati a questo punto? Esiste una ricetta per superare questa impasse?
Ho letto numerosi libri sull’argomento e il punto su cui si concorda è che non esiste una ricetta ad hoc. Stesse misure in Paesi differenti hanno avuto esito diverso. Viene riconosciuta una certa importanza alla governance, alla location e alla fortuna. Quest’ultima non viene presa mai in considerazione come se non fosse importante; eppure avere ingenti giacimenti di ferro (vedi Australia) proprio quando la Cina ne ha un disperato bisogno è pura fortuna. Determinante a mio avviso è anche la location: vuoi mettere essere al centro dell’Europa come il caso della Germania, avendo come vicini i Paesi più ricchi del o essere ai margini come Italia, Spagna o Grecia? I vantaggi potrebbero sembrare non determinanti, ma se li consideriamo nell’arco di più decenni il risultato è enorme per via dell’interesse composto. “L’interesse composto è la forza più potente dell’universo” diceva un tizio di nome Albert Einstein