Investimenti: i cinque errori da non commettere in mercati volatili
Crisi finanziarie, mercati molto volatili, cambiamenti demografici, tecnologici e normativi sono tra i fattori ai quali devono far fronte oggi i risparmiatori nel prendere le loro decisioni di investimento. Valutare correttamente questi elementi senza farsi prendere dal panico in caso di perdite non è facile e l’errore è dietro l’angolo. Secondo una ricerca elaborata da Natixis Global Asset Management su 2.400 promotori e consulenti finanziari tra Asia, Europa, America e Medio Oriente (150 dei quali italiani), sono cinque i maggiori errori che i risparmiatori commettono in un contesto di mercato non facile:
1. Decisioni guidate dall’emotività
2. Orizzonte di breve periodo
3. Mancanza di un piano finanziario
4. Obiettivi finanziari non chiari
5. Non rispettare il proprio piano
Il denaro e gli investimenti sono questioni molto legate alla sfera personale ed emotiva degli individui e delle loro famiglie, ed è noto come l’istinto e l’emotività possono portare a decisioni di investimento irrazionali. Ecco perché più di otto consulenti su 10 ritengono che prendere decisioni sull’onda emotiva sia il più grande errore che i risparmiatori possono effettuare, insieme ad avere un orizzonte troppo focalizzato sul breve termine e alla mancanza di un piano finanziario.
Denominatore comune di questi errori è la corretta gestione del rischio. Dalla ricerca emerge che sette consulenti italiani su 10 (75%) affermano come i risparmiatori siano più interessati a discutere di rischio rispetto ad anni fa, percentuale questa italiana tra le più alte insieme a quelle registrate in Germania (76%) e Spagna (75%).
Oltre l’asset allocation tradizionale: alla ricerca di nuovi modelli di investimento
Per il 73% dei consulenti italiani il tradizionale portafoglio di azioni e obbligazioni non è più sufficiente per raggiungere gli obiettivi di rendimento e per bilanciare i rischi. Per sette su 10, inoltre, la classica analisi di portafoglio non riesce ad assicurare un’adeguata diversificazione, ecco perché l’analisi basata sul rischio sta diventando sempre più importante nella selezione degli investimenti.
Le tecniche di diversificazione che sono state utilizzate per anni spesso non aiutano ad affrontare il nuovo contesto, portando i consulenti a ripensare il ruolo degli alternativi e il mix tra investimenti attivi e passivi all’interno delle varie strategie di portafoglio. Tuttavia, i consulenti italiani sembrano farne un uso minore rispetto ai colleghi esteri. Il 38% utilizza investimenti alternativi per clienti che hanno in portafoglio tra 900.000 e 4,5 milioni di euro (contro il 52% registrato a livello globale), il 37% li inserisce nei portafogli superiori ai 4,5 milioni di euro (43% globalmente) e solo il 26% li usa per i clienti mass market.
Sul tema gestione attiva/passiva, i consulenti italiani vedono gli investimenti attivi come più utili rispetto a quelli passivi nell’affrontare momenti di particolare volatilità dei mercati. Gli intervistati ritengono che le strategie a gestione attiva offrano una maggiore probabilità per trarre vantaggio dai movimenti di mercato di breve periodo (71%), per generare alpha (92%) e per offrire rendimenti corretti per il rischio (65%).