Inflazione e Treasuries: il ratio rame-oro a cui guarda anche il guru Jeffrey Gundlach

Il ratio composite che tiene conto dei prezzi del rame e dell’oro anticipa un balzo dei tassi sui Treasuries Usa a 10 anni, che dovrebbero sfondare la banda di trading in cui sono ingabbiati da diverso tempo, tornando ai massimi testati a dicembre. Su tale ratio si sta focalizzando anche Jeffrey Gundlach, gestore di DoubleLine Capital, tra i guru più ascoltati dagli investitori di tutto il mondo, che ha affermato che il ratio rame-oro è stato negli ultimi dieci anni un indicatore accurato nel prevedere il trend dei rendimenti dei Treasuries a 10 anni.
“Quando il ratio rame-oro aumenta, suggerisce in modo sorprendente che sta accadendo qualcosa che potrebbe sostenere l’inflazione”.
La correlazione viene spiegata con il fatto che il ratio in questione presenta tra i componenti un parametro che monitora i timori legati all’aumento delle pressioni inflazionistiche e le preoccupazioni per il rallentamento della crescita.
Ciò fa sì che l’indicatore tenda a salire in un contesto di economia globale solida, in quanto in questi casi si assiste a un un aumento della domanda di rame. La relazione con il mercato dei Treasuries si spiega con il fatto che, quando la crescita accelera, alimenta anche le pressioni inflazionistiche, erodendo così il valore degli interessi dei bond, e zavorrando di conseguenza i prezzi dei Treasuries. Risultato: i rendimenti puntano verso l’alto.
Se invece scende, il ratio indica un rallentamento nella crescita e di conseguenza un minore appetito per il rame da parte delle grandi aziende manifatturiere. L’indebolimento dei fondamentali economici si traduce in un calo delle aspettative inflazionistiche, scontate dai rendimenti, che scendono mentre gli investitori fanno incetta di Treasuries.
Il recente balzo del ratio rame-oro è stato scatenato principalmente dal rally a livelli record dei prezzi del rame, che hanno testato i livelli massimi dal novembre del 2014. Sebbene a salire siano state anche le quotazioni dell’oro, attestatesi al massimo in 11 settimane lo scorso lunedì, ciò non dovrebbe implicare un calo dei tassi, in quanto i movimenti del bene rifugio per eccellenza sono meno importanti come parametro per valutare la direzione dell’economia nel breve termine.
I trader sono tuttavia perplessi riguardo al trend attuale del ratio, dal momento che la correlazione tra i tassi sui Treasuries e il ratio composite si è interrotta, con il ratio rame-oro che continua a salire e i rendimenti decennali dei Treasuries che si trascinano in un range compreso tra il 2,10% e il 2,40%.
Ma una rassicurazione sulla validità della correlazione arriva da Max Gokhman, direttore dell’allocazione di asset presso Pacific Life Fund Advisors, che si occupa di strategie di quantitative trading che scommettono su correlazioni particolari. E che afferma che “violente rotture” di correlazioni come questa sono la norma, non l’eccezione. Inoltre, a suo avviso, il ratio dovrebbe indicare non tanto l’andamento dei tassi sui Treasuries ma essere piuttosto un termometro dell’intera economia globale. Gokham fa notare che gli Stati Uniti incidono per meno del 10% sul mercato del rame raffinato, a fronte della Cina che, stando ai numeri di Commodity Research Bureau, incide per più della metà della domanda del metallo.