Industriali: i titoli del settore cercano l’inversione ma necessitano di conferme sul prezzo
Tutti i titoli del comparto industriale hanno avviato a fine 2017 e ai primi del 2018 una fase di correzione in molti casi anche molto profonda. Alcuni però stanno dando qualche segnale di rallentamento dei trend discendenti in corso. Mancano ancora le conferme sui prezzi con rotture convinte di livelli di resistenza importanti. A seguire diverse analisi tecniche sui principali titoli del settore industriale italiano.
Prysmian: fondamentale la tenuta dei 24 euro
Prosegue la fase di correzione di Prysmian che, dal massimo del 2 novembre a 30,17 euro ha lasciato sul terreno oltre il 20% tornando a quota 24 euro. Una correzione maggiore rispetto a quanto visto sul Ftse Mib e ascrivibile a diverse ragioni (vedi articolo “Prysmian: fase di correzione in attesa dettagli aumento per operazione General Cable”). Fatto sta che il titolo si è riportato su un livello di supporto importante a 24 euro, ovvero i minimi relativi dal maggio 2017. Un movimento ribassista che ha rotto sia la trend line di lungo corso, descritta dai minimi del febbraio e luglio 2016 (tratteggiata nel grafico), sia quella ancora più di lungo corso ottenuta congiungendo i minimi di ottobre 2014 e febbraio 2016. Quest’ultima rotta di recente, il 9 aprile, con volumi anche in forte crescita. Un segnale dunque non positivo e fondamentale sarà la tenuta dei 24 euro. Il break-out di tale supporto aprirebbe la strada ad ulteriori pressioni ribassiste con livello fondamentale di arrivo la fascia di prezzo tra 23,1 e 23,3 euro. Qui infatti passa il livello di ritracciamento di Fibonacci del 50%, del trend ascendente partito a febbraio 2016, e il 38,2% di quello cominciato nel 2014. Sotto tale livello il target sarebbe a 21,3 euro con forte deterioramento del quadro grafico. Al rialzo invece primi segnali di recupero sopra 25 euro, anche se meglio aspettare la rottura della trend line ribassista (in rosso), descritta dai massimi di gennaio e marzo 2018. Segnale da attendere anche su RSI con la rottura della trend ribassista sull’oscillatore (vedi grafico). In tal caso resistenze a 26 e 26,6 euro.
Brembo: fase di consolidamento dopo forte rialzo dei primi di marzo?
Dopo una fase di correzione piuttosto lunga e marcata, cominciata dal massimo storico del 11 maggio 2017 a 15,28 euro, Brembo ha dato un primo segnale importante di recupero il 5 marzo del 2018. Infatti i prezzi, dopo aver toccato il minimo 2018 a 10,89 euro, su un importante livello di ritracciamento di Fibonacci (50% dell’up trend cominciato a febbraio 2016), hanno ripreso con forza al rialzo, con volumi notevoli oltre 3 milioni di pezzi. Ben al di sopra della media 12 mesi (0,85 milioni). I corsi hanno incontrato poi la trend line ribassista, riavviando una fase di calo che, a ben vedere, appare essere una fase di consolidamento dei prezzi con volumi in forte calo. Da monitorare dunque il contatto dei prezzi con la fascia di prezzo compresa tra 11.89 e 12 euro che potrebbe far ripartire al rialzo i corsi. Movimento che troverebbe conferma alla rottura prima dei 12,45 euro e poi della trend line ribassista, con target finale a 14 euro. Tale formazione che ricorda una flag, sarebbe meno probabile alla rottura al ribasso degli 11,89 euro. In tal caso probabilmente assisteremmo ad un rafforzamento delle pressioni ribassiste con supporti a 11,42 e 10,85 euro. Livello dove passa il ritracciamento del 50% di Fibonacci (a partire dal minimo di febbraio 2016).
CNH Industrial: primi segnali di recupero su RSI e MACD da confermare sui prezzi
Primi segnali di recupero per CNH Industrial che, dopo aver perso oltre il 25% dai massimi storici a 12,64 euro, ha trovato supporto in area 9,5 euro. In particolare, sono gli oscillatori RSI e MACD a dare dei segnali che però necessitano di conferma. Come si vede dal grafico, RSI ha rotto al rialzo la trend line ribassista (in blu) e MACD ha incrociato al rialzo, con volatilità però ancora insignificante. Per un miglioramento dello scenario conviene comunque aspettare almeno la rottura dei 10 euro e ritorno di volumi e volatilità. Un effettivo recupero di forza però si avrà solo sopra i 10,38 euro dove passa anche la media mobile 200 periodi. Un livello che presuppone anche il superamento della trend line ribassista. In tal caso resistenze a 10,8 e 11,24 euro. Al ribasso invece il rafforzamento delle pressioni ribassiste si avrebbero sotto 9,21 euro, con supporti a 9 euro.
FCA: dopo la rottura al rialzo della trend line ribassista il movimento necessita di conferme
FCA è sicuramente tra i titoli industriali che ha meglio performato non solo lo scorso anno, ma anche nel 2018 ha mantenuto una buona sovraperformance rispetto al FTSE Mib e al settore europeo dell’automotive. Il titolo ha ritracciato dai massimi storici a 20,2 euro, per raggiungere il minimo di 15,58 euro. Area di prezzo dove ha incontrato il ritracciamento del 38,2% di Fibonacci, avviando così il rimbalzo. Il movimento ha visto anche una ripresa dei volumi e la rottura della trend line rialzista di medio periodo, descritta dai massimi del gennaio e marzo 2018. Dopo il gap up del 5 aprile però i prezzi hanno mostrato un repentino calo di volatilità e volumi, elemento che fa pensare ad un momentaneo esaurimento della spinta. In caso di calo del titolo, da monitorare il gap up. La chiusura dello stesso con superamento al ribasso dei 17,66 euro, sarebbe un primo segnale di debolezza, confermato però solo da un’eventuale ritorno al di sotto della ex trend line ribassista. In tal caso i prezzi torneranno in area 15,875 euro, livello di supporto statico e dinamico fondamentale (passa anche la trend line rialzista di lungo corso, minimi del settembre 2016 e agosto 2017). Un test con rimbalzo dei 18 euro invece rafforzerebbe lo scenario rialzista con target i massimi a 20 euro.
Ferrari: fase laterale di breve senza spunti operativi
Pochi spunti dall’analisi tecnica per Ferrari. Il titolo dopo aver fatto segnare nuovi massimi il 26 febbraio a 106,75 euro ha avviato una fase di correzione che si è arrestata a 95 euro. Livello di supporto che ha respinto più volte i corsi. Il titolo si trova in una fase di totale assenza di volumi, volatilità e momentum, non dando così particolari spunti. Un segnale di ripresa di forza potrebbe esserci sopra i 100 euro, ma vorremmo vedere anche volatilità e volumi a conferma. Sotto 95 euro invece il quadro tecnico si deteriorerebbe con target sulla media mobile 200 periodi e a 90 euro. Livello importante quest’ultimo che potrebbe far ritornare interesse su un titolo dai fondamentali ottimi.
Pirelli: fase di consolidamento sui 7 euro
Pochi gli spunti tecnici anche per Pirelli. Il titolo ha visto, tra le società industriali, una delle correzioni (per ora) meno profonde, lasciando sul terreno circa il 15% dal massimo storico del 29 gennaio a 7,98 euro. I prezzi stanno tentando la rottura della trend line ribassista di medio periodo, ma in totale assenza di volumi e volatilità. Pochi gli spunti per il titolo. Un segnale ribassista si avrebbe alla rottura dei 7 euro e trend line rialzista di breve (nel grafico), con target i supporti a 6,79 e 6,5 euro.
Leonardo: segnali positivi ma ancora presto per parlare di inversione
Anche se la divergenza su RSI, al quanto importante, ha portato Leonardo a recuperare il 12,3%, segnalando un lento esaurimento della spinta ribassista, il titolo necessita di ulteriori conferme per poter dire di essere uscito dal forte down trend che lo ha caratterizzato negli ultimi mesi. Positivo anche che i prezzi abbiano superato (non rotto) la trend line ribassista tratteggiata sul grafico. Il tutto però è sospetto in quanto privo di volumi e volatilità. Importante per un rafforzamento della spinta rialzista sarà la rottura della resistenza a 9,56 euro e soprattutto dei 10 euro. Attenzioni ad eventuali bull trap. Importante sarà, sul break-out dei 10 euro, il ritorno di volatilità e volumi. A quel punto il primo obiettivo sarà la resistenza a 11,3 euro e poi i rialzisti dovranno affrontare il mega gap down del 10 novembre. Molto probabile invece in questo scenario di mercato incerto il test delle due trend line (in blu nel grafico), sia quella rialzista che ribassista. Eventuale rottura in discesa di tali livelli e dei 9 euro ridarebbe forza alle pressioni ribassiste.
Buzzi Unicem: necessita di conferma sopra 20 euro
Necessita di conferme il rimbalzo di Buzzi Unicem in area 18,48 euro, dopo il calo del 25% cominciato dai massimi 2018 di fine gennaio a 24,65 euro. La netta divergenza su RSI indica che la fase ribassista sta rallentando ma comunque l’algoritmo rimane al di sotto del 50 che rappresenta una fascia di resistenza in termini di equilibri di forze. In ogni caso il segnale va cercato come sempre sul prezzo e il superamento di 20 euro al rialzo darebbe un primo segnale positivo che permetterebbe al titolo di prendere di mira la resistenza a 21,51 euro. Il quadro grafico invece si complicherebbe alla rottura dei 18,48 euro dove passa un livello di Fibonacci del 50% (del trend tracciato dal minimo di febbraio 2016). In tal caso il supporto fondamentale è a 16,89 euro.