Notizie Notizie Mondo Gli errori da non fare se la Russia chiude rubinetti del gas. Il numero uno dell’IEA indica i punti chiave del piano d’emergenza

Gli errori da non fare se la Russia chiude rubinetti del gas. Il numero uno dell’IEA indica i punti chiave del piano d’emergenza

29 Giugno 2022 14:13

Si confermano alte le tensioni sui mercati energetici, con il prezzo del gas che continua a salire in Europa in scia all’aumento dei rischi di approvvigionamento. Alla riduzione delle forniture della Russia si aggiunge la possibile difficoltà per il Vecchio continente di sfruttare il gas naturale liquefatto (GNL) per sostituire l’offerta russa mancante poiché la domanda in Asia sta aumentando.

L’ Europa si sta muovendo per sfruttare risorse energetiche alternative e ridurre la dipendenza dalla Russia. Le scelte fatte in questi frangenti hanno un’importanza vitale sia per i riflessi che avranno nel breve che per quelli nel medio-lungo periodo. Nell’ultimo G7 si è discusso su un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo per contrastare l’inflazione e ridurre la dipendenza dalla Russia. Fissando un limite al prezzo che la Russia può addebitare per il suo petrolio, i paesi occidentali sperano di ridurre le entrate di Mosca consentendo allo stesso tempo a una maggiore fornitura di petrolio di raggiungere il mercato globale.

Il vertice del G7 a Elmau, in Germania, è intervenuto anche il direttore esecutivo dell’International Energy Agency( IEA), Fatih Birol, che ha informato i leader mondiali sulle raccomandazioni dell’IEA per rispondere alla crisi energetica globale. Birol ha sottolineato che, oltre a sfruttare al meglio l’approvvigionamento energetico esistente, la migliore risposta all’attuale crisi energetica è un enorme e rapido potenziamento degli investimenti nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e in altre tecnologie per l’energia pulita.

“Il mondo non ha bisogno di scegliere tra risolvere la crisi della sicurezza energetica e la crisi climatica: abbiamo le tecnologie e le politiche per risolverle entrambe contemporaneamente”, ha affermato Birol.

Le mosse da fare se la Russia blocca flussi di gas

Una situazione straordinaria che richiede l’adozione di misure straordinarie, anche perché i prossimi sei mesi potrebbero essere estremamente difficili per l’economia mondiale con i prezzi del petrolio e del gas naturale che potrebbero rimanere alti e volatili e ciò potrebbe portare a un rapido aumento dell’inflazione e a una recessione globale. Che piano di emergenza attuare nel caso in cui la Russia riduca o tagli completamente le sue spedizioni di gas naturale in Europa? In un’intervista concessa poco prima dell’avvio del G7, Birol ha rimarcato la necessità di specificare quali sono le restrizioni previste per l’industria e i cittadini e come minimizzare gli effetti negativi di ciò sulla vita economica.

Birol ritiene che i produttori di petrolio e gas naturale devono rilasciare petrolio e gas naturale sul mercato senza indugio e contribuire a la stabilizzazione del mercato, in particolare dei grandi produttori di petrolio del Medio Oriente. In secondo luogo, bisognerà adottare alcune misure pianificate nel campo dei consumi. “Potrebbero esserci misure pratiche come l’abbassamento di 1-2 gradi nei mesi dell’anno o l’immissione di auto nel traffico ogni due giorni”.  Un altro passo, secondo il capo dell’Aie, potrebbe essere quello di posticipare la chiusura delle centrali nucleari che dovrebbero essere chiuse.

Altro elemento centrale è far sì che tali misure non vadano a peggiorare la crisi climatica.

“Alcuni paesi e aziende stanno pianificando di aumentare gli investimenti in combustibili fossili approfittando della crisi. “Questi investimenti hanno due rischi – asserisce il capo dell’IEA – . Il primo rischio è che se inizi oggi questi investimenti in combustibili fossili, la prima produzione arriverà sul mercato 5-10 anni dopo, al più presto. Quindi la domanda di petrolio o carbone aumenterà. È un presupposto ottimistico e rischioso per questi paesi e aziende pensare che ciò accadrà a causa degli sviluppi tecnologici e delle decisioni prese dai paesi per ridurre la domanda di combustibili fossili”.

“Se questi progetti verranno realizzati, sarà quasi impossibile per il mondo raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050”, ha aggiunto Birol.

Secondo l’ultimo studio dell’AIE, gli investimenti nel carbone sono aumentati del 10% nel mondo. “Utilizzare le centrali a carbone esistenti per alcuni mesi in una situazione di emergenza è una mossa ragionevole e giustificabile, ma gli investimenti a lungo termine nel carbone sono rischiosi in termini di clima, affari e redditività”, taglia corto Birol.