L’Ifo non basta, dollaro e yen ancora sugli scudi
Nonostante la fiducia tedesca sia balzata ai massimi da 18 mesi (95,8 punti l’indice Ifo), sono ancora il dollaro statunitense e lo yen giapponese a fare la voce grossa, con il primo che scende a 1,409 nei confronti della moneta unica ed il secondo che spinge il cross con l’euro a 126,13.
La moneta giapponese non risente quindi della decisione di S&P’s di abbassare l’outlook sul debito a “negativo” e neanche della conferma arrivata dalla BoJ dei tassi allo 0,1%. Il nuovo rafforzamento delle due monete si appoggia ancora una volta sulle mosse che potrebbero essere messe in campo dalle autorità cinesi per provare a raffreddare l’avanzata del Pil.
È di questa mattina la notizia che la Banca centrale della Repubblica popolare ha imposto un nuovo innalzamento del coefficiente di riserva obbligatoria dello 0,5%. La misura arriva dopo che la scorsa settimana CITIC Bank e Industrial and Commercial Bank of China avevano dovuto innalzare le riserve per frenare la concessione di prestiti.
L’euro dal canto suo non è stato certo aiutato dalle dichiarazioni di Jürgen Stark, membro del board di Francoforte, che si è detto “seriamente preoccupato dall’allargamento dei deficit pubblici nell’area”.
La sterlina risente invece del dato relativo la crescita del Pil nel quarto trimestre, che ha deluso le attese degli analisti attestandosi allo 0,1%. Il dato dovrebbe comunque aver decretato la fine della recessione Oltremanica. Riflettori puntati ora sulla Bank of England, che la prossima settimana potrebbe iniziare a discutere in merito al ritiro delle misure straordinarie. Exit strategy che il primo ministro Brown ha già definito “più grande errore che il Paese potrebbe commettere in questo momento”. Per acquistare 1 pound sono necessari 1,611 dollari e 144,2 Yen.
Luca Fiore