Notizie Notizie Mondo Hermès-Lvmh: nella guerra del lusso francese adesso scende in campo l’Amf

Hermès-Lvmh: nella guerra del lusso francese adesso scende in campo l’Amf

5 Novembre 2010 10:50


Non si abbassa la guardia sulla querelle che impazza nel settore del lusso fra Hermès e Louis Vuitton Moet Hennessy, i due gruppi francesi divisi da una battaglia finanziaria cominciata una decina di giorni fa. E dopo il no a farsi di Bernard Arnault, il patron del numero uno mondiale del lusso, alla richiesta avanzata ieri dagli eredi del più famoso sellaio parigino di rivendere la partecipazione acquisita nella maison se le sue intenzioni sono amichevoli come dichiarato, la battaglia si sposta in altre sedi.


Dopo un esame preliminare da parte dei suoi incaricati, l’Amf, Authority dei mercati finanziari francese, che esercita il controllo sulla Borsa di Parigi, ha deciso di aprire un’inchiesta sulle condizioni della scalata nel capitale del gruppo Hermes da parte del suo concorrente LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy), secondo quanto scrive oggi Le Figaro. 


Questa ha gli obiettivi di “verificare la regolarità delle operazioni che hanno permesso a LVMH di aumentare la sua quota” e “assicurare che le regole dell’informazione finanziaria siano state rispettate”. Vuitton aveva sorpreso i mercati con l’annuncio, il 23 ottobre scorso, di aver accumulato nel corso di diversi anni una posizione nel capitale di Hermes pari al 17,1%. In molti avevano storto il naso in quanto le regole francesi impongono una dichiarazione al momento in cui si superano le soglie del 5, del 10 e del 15 per cento del capitale.


Qualche giorno più tardi, Lvmh aveva spiegato l’arcano, dicendo di essere riuscito “nell’impresa” grazie all’uso di prodotti derivati, che in un primo momento prevedono una liquidità in contanti e che la dispensavano dalla dichiarazione pubblica. Ma il 21 e 24 ottobre erano state sottoscritte delle clausole che consentivano la presa di possesso fisica dei titoli. Prima della sua offensiva, Lvmh deteneva il 4,9% del capitale, non dichiarato come era suo diritto. Ma Monsier Arnault definito dagli analisti un tipo paziente, che non si muove per niente, avrebbe fatto bene i propri conti e una piccola rinvincita se la sarebbe già presa.


Jean-Pierre Jouyet, presidente dell’Authority (AMF), ha  fatto sapere che a suo avviso la strategia usata dal Vuitton non è illegale. La famiglia allargata che governa Hermès, circa 60 eredi dai cognomi Dumas, Puech e Guerrand, che hanno in meno il 73% del capitale della griffe, sono avvisati. Poco importa se hanno dichiarato che non hanno intenzione di cedere il passo a nessuno, sul mercato qualcuno non ne è così convinto, osservando che la strategia di lungo termine di Lvmh ha senso.


La mossa di Arnault è “un’operazione abile il cui obiettivo è quello di essere in pole position quando i componenti della famiglia Hermès decideranno di vendere le azioni”, segnalava ieri una fonte interpellata da questa testata. “Il tempo è maestro e prima o poi la famiglia potrebbe decidere di vendere: potrebbe non accadere per anni, ma difficilmente Hermès sarà un’azienda familiare per sempre. La posizione di Lvmh è chiara: ha anticipato l’appetito di alcuni fondi cinesi, garantendo così il passaporto francese al gruppo”.

Non è un mistero agli addetti ai lavori che Arnault abbia un passaporto da predatore finanziario di tutto rispetto, basta rimettere indietro le lancette dell’orologio per fotografare la situazione: nel 1999 riuscì a mettere le mani su Lvmh dopo una battaglia di tre anni. E adesso? Dal 23 ottobre sono passati appena una decina di giorni, il braccio di ferro è solo alle battute iniziali.