Notizie Notizie Mondo Grecia: buyback, adesioni superano i 30 mld e Atene chiede altri fondi

Grecia: buyback, adesioni superano i 30 mld e Atene chiede altri fondi

12 Dicembre 2012 11:19

Il buyback greco supera la soglia dei 30 miliardi. La Pdma (Public debt management agency), l’Agenzia ellenica che gestisce il debito pubblico, ha annunciato che l’operazione di riacquisto dei propri titoli presentata lo scorso 3 dicembre, il c.d. buyback, si è conclusa con adesioni per circa 31,9 miliardi di euro (link). L’operazione fa parte del pacchetto di misure approvate dai Ministri delle Finanze europei lo scorso 27 novembre destinate a portare il rapporto debito/Pil ellenico al 124% entro il 2020 (dal 190% previsto nel 2014).

Il buyback comporterà una spesa di 11,29 miliardi (di cui 10 finanziati dal fondo salva Stati) e sarà attuato, ha precisato l’Agenzia, se i creditori internazionali metteranno a disposizione altri 1,29 miliardi di euro. Grazie al buyback il debito ellenico scenderà di oltre 20 miliardi.

Il prezzo medio di riacquisto dei titoli, le cui scadenze sono comprese tra il 2023 e il 2049, si è attestato a 33,8 centesimi per ogni euro di nominale portato in adesione. 

L’offerta è stata prorogata di un giorno alle 12 di ieri (ora di Londra) visto che fino a venerdì scorso le adesioni si attestavano ancora sotto il target dei 30 miliardi (26-28 miliardi di euro) a causa della riluttanza degli istituti di credito ad aderire a un’offerta che li obbligava a vendere un valore inferiore a quello iscritto a bilancio.

Più convinta invece la partecipazione degli hedge fund che avevano acquistato a prezzi stracciati. Secondo indiscrezioni la quota apportata da parte degli investitori esteri rappresenterebbe a circa la metà del totale.

Il raggiungimento del target dovrebbe implicare il rilascio della nuova tranche di aiuti da 34,4 miliardi di euro da parte della Troika (Ue, Fmi e Bce). Il 70% dei nuovi fondi sarà utilizzato per la ricapitalizzazione delle banche greche e il governo ha già fatto sapere che l’incremento della quota detenuta negli istituti di credito non porterà, in attesa del ritorno degli investitori privati, a un cambio dei vertici delle banche.