Giovani e lavoro: in Italia i canali informali penalizzano la meritocrazia (Randstad)
I canali privilegiati attraverso cui i giovani italiani cercano un’occupazione sono ancora il passaparola e i contatti familiari e, dunque, ne deriva un “rischio merito” per le nuove generazioni che si avvicinano al mercato del lavoro. Lo ha affermato Alessandra Rizzi di Randstad Italia nell’ultimo workshop dedicato alle risorse umane tenutosi a Cernobbio dedicato alle politiche lavorative volte a valorizzare le risorse giovani.
Rizzi ha presentato alcuni dati da cui emerge che L’Europa sconta la mancanza di un modello esplicito per favorire l’ingresso e la permanenza delle nuove generazioni nel mondo del lavoro. In questo scenario le Agenzie per il lavoro, dicono i dati, posso giocare un ruolo importante. In Italia però il 38% dei giovani alla ricerca di occupazione si appoggia ancora al passaparola e alla famiglia di origine, non aiutando così la mobilità sociale che è ancora troppo bassa. Inoltre, a differenza di altri paesi europei, solo il 10% del collocamento complessivo, ed il 16% di quello giovanile, passa attraverso canali specializzati come centri per l’impiego, Università, o Agenzie per il Lavoro. (Fonte: Isfol PLUS 2010). Dalla mancanza, o dal lento sviluppo di queste “buone pratiche” deriva quello che la Dott.ssa Rizzi definisce un “rischio merito” per il nostro Paese perchè l’utilizzo di canali informali sono un’implicita selezione avversa rispetto all’obiettivo virtuoso di molti Stati di fare emergere i migliori talenti e valorizzare la meritocrazia.
Diversa, al contrario, la situazione in Europa: da una recente indagine condotta in diversi paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Spagna e Regno Unito), infatti, emerge che in paesi come il Regno Unito (90% del campione), l’Olanda (78%) o la Polonia (77%) gran parte degli intervistati concorda nel ritenere che le Agenzie per il lavoro siano un interlocutore efficace nel trovare anche un posto di lavoro “fisso”.