Forex sempre dollaro-centrico ma ora il biglietto verde affronta una fase correttiva
Il dollaro Usa rimane al centro dei movimenti del mercato Forex anche se in questo momento guida i giochi da una posizione di debolezza. L’euro/dollaro rimane a ridosso di area 1,1500.
Sono i dati economici rilasciati dagli Stati Uniti a determinare le variazioni più persistenti.
Le rilevazioni provenienti dalle altre economie hanno effetti di durata inferiore. Matteo Paganini, chief analyst di Fxcm ribadisce la presenza di una “fase correttiva di medio periodo sul biglietto verde. Il valutario continua a mostrarsi dollaro centrico nel momento in cui vengono rilasciati dati americani con eccezioni isolate su pubblicazioni di altre economie che impattano però solo nel breve periodo sulle singole divise per poi riallinearsi ai movimenti principali e comuni a tutte le major trainate dall’andamento unilaterale del dollaro americano, sia esso al rialzo o al ribasso”.
Il movimento correttivo del dollaro trova giustificazione nella debolezza mostrata dai dati economici americani. “Basta osservare un grafico – spiega il trader indipendente Filippo Scimone – per rendersi conto che gli affondi long di euro/dollaro si sono avuti in coincidenza del rilascio di dati Usa inferiori al consensus. Mi riferisco in particolare alle vendite al dettaglio di mercoledì e alla produzione industriale e indice di fiducia dell’Università del Michigan di venerdì. L’indebolimento del dollaro è stato generalizzato contro tutte le valute”.
L’andamento dell’economia Usa rimarrà il fulcro dei movimenti del Forex almeno fino a quando non si formerà una probabilità stabile sulla data del primo rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed. Data che al momento si sta spostando avanti nel tempo. Il presidente della Fed di Chicago Charles Evans ha ribadito oggi a Stoccolma un pensiero già espresso un paio di settimane fa: “i tassi di interesse dovrebbero essere mantenuti a zero fino a inizio 2016 e poi gradualmente alzati visto che l’inflazione è ancora troppo lontana dagli obiettivi della Federal Reserve”.
L’inflazione relativa al mese di aprile sarà uno dei dati macroeconomici oggetto di attenzione questa settimana negli Stati Uniti. In uscita venerdì, i prezzi al consumo dovrebbero aver registrato, secondo le aspettative, una crescita congiunturale anemica dello 0,1% da 0,2% precedente per quanto riguarda il dato headline e un +0,2% per il dato core al netto di alimentari ed energia. La rilevazione tendenziale dovrebbe invece vedere un rallentamento dello 0,2% sull’headline e una crescita dell’1,7% (minore dell’1,8% di marzo) per il core.
Altri market mover della settimana saranno:
–Mercoledì 20: Verbali ultima riunione Fed del 28-29 aprile
–Giovedì 21: Indice Pmi manifatturiero di maggio (preliminare). Atteso a 54,5 da 54,1
–Giovedì 21: discorso di politica monetaria del vice-governatore Fed Richard Fisher, annoverabile tra i falchi del Comitato di politica monetaria
–Venerdì 22: discorso del presidente Fed Janet Yellen.
Graficamente l’euro continua a tenere sotto pressione area 1,1500, ostacolo chiave per movimenti verso 1,1800. Secondo Hewson il rally dell’euro/dollaro “comincia a essere tirato ma la valuta unica europea riesce a trovare sostegno su ogni arretramento. Solo un ritorno sotto 1,1050 negherebbe l’attuale momento favorevole ad allunghi fino a 1,2000”.