Forex: il rallentamento cinese penalizza l’aussie
Il rallentamento cinese ed i prezzi del minerale di ferro continuano a penalizzare il dollaro australiano. Ancora una seduta con il segno meno per l’aussie che vede il cambio con il biglietto verde scendere a 1,02 dollari Usa (1,0238) mentre quello con la moneta unica sale a 1,2274 aud. Il primo cross nell’ultimo mese ha perso tre punti percentuali portandosi ai minimi da cinque settimane mentre il secondo con un +4,7% è salito a livelli che non si vedevano dai primi di luglio.
I dati sull’andamento del manifatturiero cinese, primo partner commerciale dell’Australia, hanno evidenziato il primo calo del Pmi sotto la fatidica soglia-50 (49,2 punti) dallo scorso novembre. Indicazioni peggiori dall’indice preparato da Hsbc che a 47,6 punti si è confermato in contrazione per il 10° mese consecutivo scendendo ai minimi dal marzo 2009.
Ma la divisa australiana paga pegno anche all’andamento delle quotazioni del minerale di ferro, mai così economico negli ultimi tre anni. Il calo sotto quota 100 dollari la tonnellata minaccia i profitti delle minerarie australiane, già debilitati dal rallentamento del Dragone.
Oggi a completare l’opera ci si è messo anche l’indice relativo le vendite al dettaglio, in contrazione a luglio dello 0,8% mensile, il dato peggiore dall’ottobre del 2010. Dopo il +1,2% precedente gli analisti avevano previsto un rallentamento della crescita allo 0,3% m/m. Indicazioni negative anche dall’indicatore che misura l’andamento delle inserzioni per la ricerca di lavoro, sceso del 2,3% ad agosto.
Per domani mattina (6:30 italiane) è attesa la decisione relativa il costo del denaro da parte della Reserve Bank of Australia che secondo le stime dovrebbe confermare, per il terzo mese consecutivo, il tasso di riferimento al 3,5%. Mercoledì sarà invece la volta del Pil del secondo trimestre, atteso in crescita del 3,7% a/a (dal 4,3%).