Forex: le banche centrali penalizzano le commodity currencies
Le minute della Rba spingono al ribasso il dollaro australiano. Segno meno per l’aussie che perde terreno in scia della pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Reserve Bank of Australia, che lo scorso 2 ottobre ha ridotto il costo del denaro di un quarto di punto percentuale al 3,25%. Dai documenti emerge un’intonazione decisamente “dovish” della Rba, che ha anticipato che potrebbe rivedere al ribasso le stime di crescita.
Dopo il +1,4% del primo trimestre, l’economia australiana tra aprile e giugno ha messo a segno un +0,6%. Stando alle indicazioni fornite dagli interest-rate swap, i trader stimano che all’84% la Rba ridurrà il tasso di riferimento al 3% nella riunione del prossimo 6 novembre. Attualmente il cambio con la moneta unica sale di quasi mezzo punto percentuale a 1,2687 mentre il cross con il biglietto verde non fa registrare variazioni di rilievo e quota 1,0260 usd.
Segno meno anche per il dollaro canadese, che vede il cambio con il dollaro salire dello 0,6% a 0,9863 cad. Il movimento ribassista è stato innescato dal governatore della BoC (Bank of Canada), Mark Carney, che nel corso di un intervento ha fatto sapere che potrebbe tagliare l’outlook economico e posticipare la c.d. exit strategy, la fine delle misure straordinarie di sostegno all’economia.
E chiudiamo con un’altra commodity currency, il dollaro neozelandese, anche detto kiwi. Per acquistare un euro sono necessari 1,6041 nzd, quasi due figure in più rispetto a ieri, e l’incrocio nzd/usd scende dello 0,6% a 0,8114. Il kiwi paga pegno all’andamento dell’inflazione che nel terzo trimestre ha evidenziato un +0,3% trimestrale ed un +0,8% annuo (consenso +0,5% e +1%). Gli analisti ritengono che la debolezza della dinamica inflazionistica potrebbe spingere la Banca centrale (RBNZ, Reserve Bank of New Zealand) a ridurre il costo del denaro, fermo al 2,5% dal marzo 2011.