Forex: gli indici di fiducia fanno ripartire l’euro/dollaro
La pubblicazione del market-mover della settimana, il dato sul Prodotto interno lordo a stelle e strisce del secondo trimestre, nel primo pomeriggio ha messo di cattivo umore gli operatori, allontanandoli dagli asset considerati più a rischio. A far ripartire gli acquisti ci hanno pensato gli indici di fiducia, con il Pmi (fiducia dei direttori degli acquisti di Chicago) salito a 62,3 punti nonostante il consenso avesse pronosticato un calo a 56 punti, e l’indicatore dall’Università del Michigan salito rispetto al dato preliminare a 67,8 punti.
Nel secondo trimestre il Prodotto interno lordo statunitense ha registrato in termini reali una crescita annualizzata del 2,4%, inferiore di 10 pb rispetto al consenso ed in calo nel confronto con il +4,4% registrato negli ultimi sei mesi. Il dato relativo il primo trimestre è stato rivisto al rialzo al 3,7%, un punto percentuale al di sopra della precedente rilevazione. A pesare sul Pil del periodo aprile-giugno la crescita delle importazioni. Un aumento che non si registrava dal lontano 1984. Peggio delle attese anche l’andamento dei consumi, che dal +3% hanno registrato un rallentamento all’1,6%.
In questo momento il cross euro/dollaro quota sostanzialmente invariato a 1,3066. Nella prima parte era stato toccato un massimo di poco sotto quota 1,31 dollari (1,3093). Dopo i minimi da 8 mesi seguiti la pubblicazione del dato sulla crescita della prima economia del pianeta, il dollaro/yen ha ridotto le perdite e scambia in calo dello 0,3% a 86,45. -0,3% anche per l’euro/yen a 112,96.
Dal Giappone dati peggiori delle attese sono arrivati dal tasso di disoccupazione, salito a giugno al 5,3%, e dalla produzione industriale, in calo di 1 punto e mezzo percentuale a giugno. In linea con le stime invece il -0,7% annuo dell’inflazione. Per quanto riguarda il Vecchio continente, l’inflazione nella Zona Euro a luglio ha registrato un massimo da 20 mesi all’1,7% mentre il tasso di disoccupazione si è confermato al 10%, livello maggiore da 12 anni.
Sempre per quanto riguarda l’Europa, dopo i conti pubblici statunitensi oggi gli analisti di Moody’s hanno rivolto la loro attenzione alla Spagna, annunciando che la tripla A spagnola è sotto revisione per un eventuale downgrade.