Forex: euro/dollaro, parità a portata di mano
È significativa la forza del movimento al ribasso con cui l’euro è stato respinto, contro il dollaro, da area 1,1000/1050. Resistenza peraltro testata ripetutamente nelle ultime settimane senza mai arrivare a una chiusura sopra 1,10. La parità è ormai a portata di mano e, secondo il trader indipendente Filippo Scimone, se si confermeranno le condizioni che hanno giustificato il forte movimento generatosi dal pomeriggio di Pasquetta, vi sono le potenzialità per raggiungerla.
1)Una motivazione tecnica: la tenuta del confine superiore del range della candela del 18 marzo che rimane ancora la candela di riferimento. Il massimo del 18 marzo è stato testato circa quattro volte, una sola volta superato di una manciata di pip, ma le vendite sono subito prevalse. L’impossibilità di spingersi oltre quel massimo, in particolar modo dopo il dato sui non-farm payrolls americani molto negativo, ha indicato come necessaria la direzione opposta;
2)Una prima motivazione fondamentale: dopo la pubblicazione dei dati del lavoro americani molti analisti hanno cercato di circoscriverne la portata attribuendolo al classico rallentamento del Pil nel primo trimestre e alle condizioni metereologiche rigide. Dudley, membro permanente del Comitato di politica monetaria della Federal Reserve e presidente della Fed di New York (dove c’è Wall Street), ha fatto proprie queste argomentazioni rafforzando la direzione ribassista del mercato. Dudley, notoriamente non ascrivibile al partito dei falchi della Fed, ha anche affermato che gli ultimi non-farm payrolls non escludono ancora l’opzione giugno come primo rialzo dei tassi.
3)Una seconda motivazione fondamentale: le minute della riunione del Fomc del 18 marzo, rilasciate mercoledì scorso, superate poi dai dati sul mercato del lavoro di venerdì, hanno comunque mostrato un Fomc più eterogeneo di quanto apparisse dalle parole di Janet Yellen. Un buon numero dei componenti del collegio si è dichiarato favorevole a un aumento dei tassi a giugno.
4)Un’ultima motivazione fondamentale: i big players possono aver voluto mettere alla prova la Fed, anche in vista del meeting di aprile. Un meeting che sarà interlocutorio, nel quale non sarà adottata alcuna decisione e non vi sarà conferenza stampa del presidente. L’attenzione sarà pertanto solo verso le sfumature linguistiche dello statement.
Se queste sono state le ragioni che, secondo Scimone, hanno determinato la forte discesa di euro/dollaro a cui abbiamo assistito a partire dal 6 aprile, quali saranno quelle che nel prossimo futuro potranno orientarne gli sviluppi? Saranno sempre le stesse. “Venerdì 8 maggio – spiega il trader – verranno pubblicati i non-farm payrolls relativi al mese di aprile che, personalmente, dopo il forte calo evidenziato da quelli del 3 aprile, mi aspetto in miglioramento. I salariati non agricoli, sono il più importante driver del cambio euro/dollaro”. Dato che sarà preceduto dalla riunione della Bce questo mercoledì e da quella della Federal Reserve il 29 aprile. “Altre due determinanti fondamentali – riprende Scimone -. Se questi fatti fondamentali saranno convergenti vi sono le potenzialità per il raggiungimento del target short per antonomasia: la parità. Ovviamente si tratta di un target ormai più dal significato simbolico che reale. I 600 pip che ci separano sono un’inezia. Basti pensare all’ampiezza del movimento iniziato nel tardo pomeriggio di Pasquetta”.