Forex: l’euro ritraccia e torna sotto 1,25 dollari
Passata l’euforia per il bailout del comparto bancario spagnolo, l’euro torna sotto pressione. Dopo esser salita fino a 1,2646, sui massimi da oltre due settimane, la moneta unica, in scia dei listini azionari, ha ritracciato i guadagni iniziali ed in questo momento per acquistare un euro sono necessari 1,2506 dollari. Poco fa il cross ha toccato un minimo di seduta a 1,2498. Dopo gli acquisti iniziali, all’entusiasmo ha fatto da contraltare un più sano realismo in vista delle elezioni in Grecia che potrebbero decretare l’uscita di Atene da Eurolandia.
Ed il +5,6% a 469 punti base registrato dallo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi ci segnala che l’attenzione potrebbe tornare sul nostro Paese. Secondo gli analisti di Citigroup, “una significativa accelerazione nei rendimenti dei titoli di Stato potrebbe estendere la recessione ed aumentare il rapporto tra il debito e il Pil” e, con una rapida escalation della crisi, “crediamo che l´Italia ad un certo punto avrà probabilmente bisogno di aiuti esterni”. Secondo l’istituto statunitense lo spread con i bund potrebbe salire entro fine anno a 600 punti ed il governo Monti non riuscirà a centrare i target di bilancio.
La fase di ritracciamento che ha colpito l’euro ha spinto al ribasso anche le altre valute maggiormente legate alla propensione al rischio. Dopo essersi portata a ridosso della parità con il dollaro statunitense, la moneta australiana ha ridotto i guadagni ed in questo momento quota 0,9925 dollari Usa. “Molto preciso -si legge nella nota diffusa oggi dagli analisti di Fxcm- il tentativo di rompere la parità, andato per due volte fallito, con un preciso test di 1,0005 che ha portato attualmente ad una figura di doppio massimo. Vedremo l’evoluzione delle prossime ore, certi che se dovesse finalmente essere superato il livello che si trova ora a 20 pip, potremmo assistere ad una salita del cambio”.
Oltre che in scia della propensione al rischio, l’aussie nel corso della seduta asiatica ha beneficiato anche delle indicazioni arrivate dalla Cina il cui export a maggio ha doppiato le attese registrando un incremento del 15,3%.