Finisce l’era dei tassi zero, dollaro in rafforzamento
Dollaro in rafforzamento all’indomani della decisione della Federal Reserve di avviare il processo di normalizzazione del costo del denaro. Ieri l’istituto con sede a Washington ha decretato la fine dell’era dei tassi zero (ZIRP, Zero interest-rate policy) alzando il tasso sui Fed Funds di 25 punti base allo 0,25-0,5 per cento. La stretta monetaria, che segnala la fiducia dell’istituto con sede a Washington nell’economia statunitense, sta spingendo al rialzo l’indice del dollaro, in aumento di oltre un punto percentuale a 98,965 punti.
-0,6% per l’eurodollaro che si porta a 1,0843 usd, +0,39% del dollaroyen che sale a 122,68 jpy, e -0,6% del cable, il cambio sterlina/dollaro, a 1,4905. Guadagni più consistenti nei confronti delle commodity currency: l’aud/usd arretra di un punto e mezzo percentuale a 0,7117 mentre il cross con il dollaro neozelandese segna un -1,34% a 0,6704 usd.
“La Fed ha alzato il costo del denaro per la prima volta dal 2006 senza -come hanno rilevato i nostri economisti- ricorrere a messaggi da ‘colombe’ “, si legge un report elaborato da Goldman Sachs. Si tratta di un atteggiamento “in linea con la nostra aspettativa ‘hike it and like it’ e i mercati hanno risposto nella maniera attesa”. “Il punto di svolta -continua il report di GS- è stato rappresentato dalla conferenza stampa di Janet Yellen […] in cui ad essere enfatizzate sono state la solidità del sistema finanziario e la forza dell’economia”.
Maggiore cautela quella che arriva da Minori Uchida della Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ: “la fase di rafforzamento del dollaro potrebbe continuare ancora per un po’ in scia dell’incremento dei tassi, ma poi (il biglietto verde, ndr) potrebbe pesantemente ritracciare”. “Il mercato -continua Uchida- è passato in fase ‘rischio’ […] ma alla luce di un rialzo dei tassi statunitensi in un contesto di debolezza della crescita globale, esiste la possibilità di sporadici ritorni dei fattori legati all’avversione al rischio”.