La Federal Reserve ha le mani legate?
Forse la Federal Reserve non immaginava di trovarsi con le mani legate. Invece i lacci ai polsi del Comitato di politica monetaria si sono stretti negli ultimi mesi costringendo ad allontanare il primo rialzo dei tassi di interesse. Non più giugno, forse settembre.
Il primo laccio: il rallentamento dell’economia americana. Dopo il deludente primo trimestre alcuni dati macroeconomici come la produzione industriale hanno fatto temere un trascinamento della debolezza anche nei mesi primaverili. Nelle minute dell’ultima riunione del Fomc si prende atto della frenata come fattore temporaneo ma il meeting si è tenuto prima delle più recenti deboli pubblicazioni. Secondo Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK “l’unica cosa utile che si può trarre dalle minute è che un numero ristretto di membri del Comitato di politica monetaria ritiene appropriato un rialzo dei tassi a giugno. Il pensiero della maggioranza dei banchieri centrali Fed è diverso e questo significa che la possibilità di un rialzo dei tassi a giugno è defunta”. Il che spinge a domandarsi quando la Fed rialzerà i tassi di interesse e qui l’ipotesi di Hewson che la Federal Reserve “non ne abbia idea, con un ventaglio di diverse possibilità sul tavolo. Quel che è certo è che il dollaro forte e il dispiegarsi degli effetti della debolezza del petrolio sugli investimenti sono una fonte di preoccupazione”.
Il dollaro e la guerra tra le banche centrali per non far apprezzare le valute domestiche rappresentano il secondo laccio. La Federal Reserve è consapevole di essere l’unica Banca centrale in procinto di muovere i tassi, ancora i più dopo il 9 a 0 con cui i membri della Bank of England hanno votato a favore del mantenimento dei tassi allo 0,5% e del Quantitative easing a 375 miliardi di sterline. Per Emanuele Rigo di Opera Capital Management il gioco per la Fed potrebbe farsi pericoloso. “Dopo le varie vicissitudini sui mercati obbligazionari a stelle e strisce – spiega in un commento – il cui comportamento è stato rilevato dal consiglio direttivo come ‘in linea’ con le attese, l’istituto di Constitution avenue a Washington ora si trova con un altro grattacapo. I mercati americani sono passati da un atteggiamento di ‘discount’ (anticipazione di eventi incerti) a uno di sfida in cui la Fed rischia di perdere la faccia qualora l’infinita serie di dichiarazioni che affondano le radici ancora nel 2013, non si trasformasse in azioni concrete. Insomma, la Fed non potrà ritardare il rialzo oltre a Settembre, il rischio è perdere uno dei fattori cardine che ne contraddistinguono l’operato: la credibilità”.
Per quanto riguarda il quadro tecnico rimane l’impostazione a favore di euro con target 1,2000. Solo con un ritorno sotto 1,1050 verrebbe negata.