La Federal Reserve alza il costo del denaro per la prima volta dopo 9 anni, tasso sui Fed Funds sale allo 0,25-0,5%
Decisione storica della Federal Reserve. Come da attese, al termine della due giorni di riunioni l’istituto con sede a Washinton ha avviato il processo di normalizzazione aumentando il tasso sui Fed Funds di 25 punti base allo 0,25-0,5 per cento. La decisione è stata presa all’unanimità. Solo 3 su 105 economisti e analisti contattati da Bloomberg si attendevano un nulla di fatto. Erano ormai nove anni che l’economia statunitense non si confrontava con una stretta e da quasi sette che il costo del denaro era di poco superiore allo zero.
Come detto, la decisione della Fed era stata ampiamente scontata dal mercato. Quello che ora interessa agli operatori è conoscere il timing dei prossimi incrementi del costo del denaro e importanti indicazioni arriveranno dalla conferenza stampa di Janet Yellen in programma alle 20:30. Al momento gli esperti si attendono che il processo di lenta normalizzazione possa portare i tassi intorno all’1% a fine 2016. Più questo percorso sarà lento, più le ripercussioni saranno ammortizzabili.
Questo perché, come è stato detto parafrasando Neil Armstrong, si tratta di un “piccolo passo per la Fed ma una grande sfida per il resto del mondo”. Se la prima economia è da tempo uscita dal clima emergenziale che aveva spinto la Banca centrale ad azzerare il costo del denaro (tra gli ultimi dati arrivati spicca il tasso di inflazione a novembre, salito in versione ‘core’ del 2%), per altri Paesi, in special modo per quelli emergenti, il 2016 si avvia ad essere un anno ricco di sfide.
Questo perché in tanti, tra aziende e Stati sovrani, negli ultimi anni si sono indebitati in dollari per sfruttare tassi azzerati e liquidità abbondante. In un contesto in cui Rbs stima che le obbligazioni delle imprese emergenti in dollari siano raddoppiate in volume tra il 2009 e il 2014 e che in Paesi come Brasile, Cile, Indonesia, Perù e Turchia il debito in valuta estera rappresenti una percentuale compresa tra il 60 e l’80% del totale, le ripercussioni non possono che essere profonde.
Nel corso del 2016 i mercati scontano altri aumenti. Gli operatori sperano nell’annuncio di una nuova rotta della politica monetaria che sostituisca la navigazione a vista degli ultimi mesi.