Notizie Notizie Mondo ‘Fed in panico da inflazione: ‘Ha abbandonato ortodossia monetaria. Per i mercati sta abdicando al suo lavoro’

‘Fed in panico da inflazione: ‘Ha abbandonato ortodossia monetaria. Per i mercati sta abdicando al suo lavoro’

17 Marzo 2022 14:02

“La Fed ha abbandonato ampiamente l’ortodossia monetaria”. Parola di Scott Minerd, responsabile della divisione degli investimenti (CIO) di Guggenheim Partners che, nel commentare il primo rialzo dei tassi Usa dal 2018 annunciato ieri dalla banca centrale Usa, ha detto in un’intervista a Bloomberg Television che la Fed ha prestato fin troppa attenzione ai mercati finanziari, a discapito del suo compito, che è quello di controllare l’offerta di moneta e gestire il proprio bilancio.

Minerd ha fatto notare praticamente che Jerome Powell & Co hanno fatto fin troppo il gioco dei mercati, posticipando troppo il primo rialzo dei tassi in quasi quattro anni. Un tale atteggiamento, a suo avviso, conferma il “panico da inflazione” che la banca centrale americana sta fronteggiando.

Nella giornata di ieri, mercoledì 16 marzo 2022, come da attese la Federal Reserve ha alzato i tassi di 1/4 di punto percentuale, al nuovo range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%.

La stretta, pari a 25 punti base, è stata quasi ridicolizzata da Peter Schiff, responsabile economista e strategist del mercato globale di Europac.com e presidente di SchiffGold.com, preoccupato, come tanti altri esperti, dell’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti.

Certo, il nuovo ciclo di rialzo dei tassi è appena iniziato. Ma, secondo Minerd, la Fed crede di avere un controllo sull’economia e sui mercati più forte di quello che effettivamente detiene.

Powell, ha continuato il cio di Guggenheim Partners, cercherà a questo punto di essere un “maestro”, cercando un equilibrio che non metta troppo a rischio né i mercati né l’economia.

Ma il sospetto è che, al momento, e a dispetto di un dot plot che è innegabilmente più hawkish di quello precedente, si stia comportando in modo ancora troppo dovish, a fronte di un’inflazione che negli Stati Uniti viaggia al record degli ultimi 40 anni.

Il rischio di tutto questo per Minerd è “un incidente” che la banca centrale potrebbe suo malgrado provocare nel non riuscire a controllare l’offerta di moneta.

Dobbiamo controllare l’offerta di moneta, controllare il bilancio (della Fed) – ha insistito Minerd – E non è questa la forma mentis della Fed”.

Intanto, dopo la mossa di ieri, gli economisti di Goldman Sachs hanno diramato una nota in cui ribadiscono di intravedere “il rischio significativo di un rialzo dei tassi di 50 punti base a un certo punto” nella tabella di marcia presentata ieri,

La divisione di ricerca del colosso bancario Usa ha comunque reiterato di prevedere ancora un totale di sette strette monetarie nel corso del 2022 e altre quattro nel 2023, verso un tasso terminale del 2,75%-3%.

Post Fed, Goldman Sachs crede ancora in stretta di 50 punti base

Per quanto riguarda la stretta monetaria di 50 punti base, Goldman Sachs avverte che è probabile che questa non venga lanciata nella riunione in cui la Federal Reserve annuncerà il via al Quantitative Tightening – ovvero alla riduzione del suo bilancio, che vale quasi 9 trilioni di dollari – e neanche fino a quando l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia continuerà a rappresentare un rischio rilevante per l’economia globale”.

Ha commentato le mosse della Fed anche Jeffrey Gundlach, fondatore dell’hedge fund DoubleLine Capital, secondo cui “il party (della flebo monetaria) non è ancora finito”, fattore che ai mercati, ovviamente, piace.

Ai mercati piace il fatto che la Fed sia in ritardo (nella lotta contro l’inflazione), anche se questo significa che proprio per questo motivo (Powell & Co) dovranno muoversi più velocemente – ha detto il gestore – D’altronde, “per ora i tassi rimangono molto accomodanti”.

Di conseguenza, secondo Gundlach, l’azionario segnerà un rally almeno fino al prossimo meeting della Fed di maggio, dopo i forti sell off che lo hanno colpito a inizio anno.

Gundlach ha fatto riferimento al trend del cosiddetto indice della paura di Wall Street, il Cboe Volatility Index, o anche indice della volatilità Vix, secondo cui la fase di sell off sarebbe andata troppo oltre, almeno nel breve termine:

“Quando il VIX sale oltre quota 35, non importa quanto appaia negativo il quadro geopolitico: il consiglio è quello di diventare più bullish, non più bearish, per assistere a una ripresa da una condizione di ipervenduto”.

Da segnalare che la Fed, complice la guerra tra la Russia e l’Ucraina, è stata costretta a rivedere al ribasso in modo significativo le stime sul Pil e a procedere, anche, a un forte upgrade sull’outlook dell’inflazione nel 2022.

Per il 2023 le previsioni sulla crescita del Pil sono state confermate, a fronte di una ennesima revisione al rialzo delle stime sull’inflazione.

Leggi anche Fed: le nuove stime su Pil, inflazione, disoccupazione Usa per il 2024

Il tema riduzione del bilancio è stato affrontato: nel comunicato con cui è stato annunciato il rialzo dei tassi si legge infatti anche che “la Commissione (il Fomc, braccio di politica monetaria della Fed) prevede di iniziare a ridurre le esposizioni verso titoli Treasuries e titoli garantiti dai mutui nel prossimo meeting”. Nella conferenza stampa successiva all’annuncio della Federal Reserve, il presidente Jerome Powell ha indicato che la riduzione del bilancio della banca centrale potrebbe iniziare a maggio, precisando che il processo potrebbe essere equivalente, tra l’altro,  a un altro rialzo dei tassi nel 2022.