L’Europa frena sulla paura Grecia. Atene paga caro il successo dell’asta. Spread ai massimi
E’ di nuovo gelido il vento che soffia sulla Periferia d’Europa. Con il ritorno delle forti tensioni sui titoli di Stato greci, le Borse europee frenano il loro andamento: Piazza Affari è rimasta tra le poche vicine al pareggio, ma comunque cede con l’Ftse Mib lo 0,06%. L’indice Stxe 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, è negativo di circa mezzo punto percentuale, ma Atene scivola del 2,64%. In mattinata si è ampliato il rialzo il rendimento dei titoli di Stato della Grecia, raggiungendo i massimi dai tempi dell’introduzione dell’euro. Il tasso dei bond decennali ellenici è salito al 12,79%. Si tratta del livello più alto dal 1999 a questa parte, ossia dall’introduzione dell’euro. Lo spread, ossia il differenziale di rendimento, rispetto al bund tedesco si è allargato a 950 punti, vicino al record di 974 punti toccato il 7 gennaio scorso.
E il bello o il brutto, a seconda dei punti di vista, è che Atene non è un caso isolato. Ieri i rendimenti sul debito portoghese hanno raggiunto nuovi record dall’introduzione dell’euro. E oggi si replica: tassi e gli spread dei titoli di Portogallo, insieme a quelli di Spagna e Irlanda salgono sempre più su. “La periferia ha avuto un discreto tentennamento ieri e si potrebbe continuare ancora così: il Portogallo non può essere molto lontano dalla richiesta di salvataggio”, osserva un trader. Dall’altra parte le notizie che arrivano da Lisbona sembrano confermare un epilogo che il mercato ritiene ormai quasi inevitabile. A febbraio c’è stato un nuovo aumento dei finanziamenti della Bce alle banche del Portogallo: si è registrata una crescita dello 0,2%, il terzo rialzo mensile di fila, a 41,078 miliardi di euro dai 41,008 miliardi di gennaio. Lo ha comunicato la Banca centrale portoghese, sottolineando che il picco massimo dei finanziamenti Bce era stato raggiunto ad agosto con 49,1 miliardi.
E’ una considerazione che lascia l’amaro in bocca. Di certo, sarà fondamentale per il mercato del reddito fisso l’esito del vertice di venerdì prossimo, in cui i leader europei dovranno discutere le misure e le riforme da adottare per tentare il superamento della crisi debitoria. Per i Btp invece l’aumento rimane piuttosto contenuto con rendimenti al 4,94% e spread a 165,2. La mattinata è stata contrassegnata dall’emissione via sindacato di un nuovo titolo spagnolo a 15 anni e, per quanto riguarda l’Italia dalla consegna del future sul Btp che determina “flussi di rollover e chiusure di posizioni”. “L’Italia perde un po’ ma è in range. La Spagna allarga un po’ di più ma non vediamo effetti eclatanti dall’arrivo del nuovo 15 anni”, commenta un operatore.
La domanda per l’emissione spagnola ha raggiunto i 5 miliardi secondo Ifr, in linea all’estremo superiore della forchetta cui punta il Tesoro iberico per il taglio del bond. “Il vero allargamento sui 10 anni si è avuto per la Grecia che ha perso tra 25 e 30 punti base, ma Atene è ormai un outsider”, prosegue. Questa mattina all’ombra del Partenone si è tenuto un test importante. La Grecia ha collocato 1,625 miliardi di euro di titoli di Stato a sei mesi, ma ha dovuto pagare rendimenti più alti, all’indomani del taglio del rating su Atene deciso da Moody’s. Il tasso è salito al 4,75% dal 4,64% dell’ultima asta analoga di un mese fa. In rallentamento la domanda che ha superato l’offerta di 3,59 volte contro le 4,54 volte dell’asta dell’8 febbraio scorso.
Ieri Moody’s ha ridotto di tre gradini il merito di credito della Repubblica Ellenica allontanandolo ulteriormente dalla soglia che separa i rating investment grade da quelli speculativi. Prima era appena sotto. L’agenzia di rating, abbassando di tre livelli la valutazione sull’affidabilità del debito della Grecia, ha collocato Atene sullo stesso livello di Bielorussia e Bolivia, ritenendo che sono aumentate le probabilità di default del Paese. Immediata la reazione del governo di Atene secondo cui il taglio del rating deciso da Moody’s è completamente ingiustificato perché non riflette un’obiettiva e bilanciata valutazione delle condizioni a cui il Paese sta facendo fronte.
“L’asta è andata bene, in linea con il trend usuale delle aste di T-bill e nonostante il downgrade di Moody’s del Paese da Ba1 a B1, a causa del rischio di ristrutturazione post 2013”, osserva Chiara Cremonesi, fixed income strategist di UniCredit Research, che segnala che il prossimo appuntamento importante per la Periferia d’Europa è in calendario domani, quando il Portogallo venderà tra 0,75 e un miliardo di euro di PGB Sep 2012. Giovedì sarà invece la volta dell’Italia con una nuova emissione di Bot mentre venerdì il Tesoro piazzerà BTP a cinque e quindici anni.