L’eurodollaro si conferma debole
Il cross euro/dollaro si conferma ai minimi da inizio settembre. Seduta all’insegna della debolezza per la moneta unica, scesa oggi a 1,2716 dollari, il livello minimo dallo scorso 6 settembre, il giorno dell’annuncio del piano anti-spread. “Il cambio tra la moneta unica e il biglietto verde -ha commentato Filippo A. Diodovich, Market Strategist di IG- stenta a fronteggiare le pressioni ribassiste di breve periodo”.
“Dal punto di vista tecnico, il cedimento del sostegno a 1,2750 ha creato i presupposti per un’estensione della discesa in direzione degli obiettivi a 1,2675 (zona di passaggio della media mobile a 100 sessioni) e 1,2607, 50% del ritracciamento di Fibonacci dell’ascesa dai bottom di fine luglio. Rimbalzi fino a 1,28 resteranno compatibili con le prospettive grafiche appena descritte e saranno imputabili solamente alla condizione di ipervenduto in cui si sono venuti a ritrovare i principali oscillatori di breve periodo”.
Nel giorno in cui il board dell’Eurotower ha confermato il costo del denaro allo 0,75%, il n.1 Draghi ha rimarcato i miglioramenti registrati dai mercati negli ultimi due mesi sottolineando però anche le difficoltà in cui versa l’economia reale, “a dispetto del supporto offerto dalla Bce”. indicazioni poco confortanti arrivano anche da Atene, dove il tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo record al 25,4% nel giorno dell’approvazione del nuovo pacchetto di austerità, e dagli Stati Uniti, dove lo spauracchio si chiama fiscal cliff, il precipizio fiscale che dovrebbe colpire la prima economia entro fine anno.
In questo contesto, gli operatori hanno snobbato anche le indicazioni migliori delle attese arrivate nel pomeriggio da Oltreatlantico: a settembre il deficit commerciale a stelle e strisce si è attestato a 41,5 miliardi di dollari (da -44,2 miliardi) mentre le nuove richieste di sussidio sono scese da 363 a 355 mila. Gli analisti, in entrambi i casi, avevano previsto un incremento (a -45 miliardi e a 370 mila).