Eurodollaro, quanto durerà la nuova fase di debolezza?
Seduta di consolidamento per il cambio eurodollaro che, in attesa delle minute della riunione del Fomc del 27-28 ottobre scorso, passa di mano a 1,0654 usd. Il cross nelle ultime cinque sedute è sceso dello 0,75% mentre il saldo mensile segna un rosso di sei punti percentuali. Alle 20 italiane da Washington saranno diffusi i verbali dell’ultimo meeting del board della Federal Reserve che dovrebbero sostenere le attese del mercato di un rialzo del tasso a dicembre.
Due i fattori che saranno tenuti in particolare considerazione dagli operatori: la portata e le possibili ripercussioni delle tensioni in arrivo da Pechino e lo stato di salute della prima economia (con specifico riferimento al mercato del lavoro e all’andamento dei prezzi al consumo). Se per il biglietto verde il d-day è fissato per il 16 dicembre, nel caso della moneta unica i riflettori degli operatori sono puntati al 3 dicembre. A inizio del prossimo mese l’istituto di Francoforte dovrebbe aumentare il solco con le politiche monetarie “made in Usa” incrementando la dose di stimoli alle economie di Eurolandia.
In un simile contesto, rileva il Peter Rosenstreich di Swissquote, “sembra che non vi sia niente in grado di fermare l’USD, nonostante le vendite di breve termine”. “Il biglietto verde -continua l’esperto- ha guadagnato molto sull’onda della divergenza delle politiche monetarie” poi però “l’USD ha ottenuto un ulteriore slancio grazie all’avversione al rischio generata dagli attacchi terroristici”. Anche se il rialzo del tasso della Fed “ormai è quasi scontato del tutto, c’è spazio per un ulteriore apprezzamento”.
Secondo BNP Paribas il nuovo calo dell’eur/usd dovrebbe esser temporaneo mentre Goldman Sachs si attende che la fase di debolezza continui fino a spingere il cross a 0,95 usd. “Lo sfondo generale -è il parere dell’istituto francese- si conferma favorevole ad un rialzo del dollaro e riteniamo che l’eurodollaro sia diretto verso i minimi annui in quota 1,05”. Ma, alla luce del fatto “che nuovi stimoli da parte della Bce e l’incremento del costo del denaro statunitense probabilmente sono sempre più prezzati, esiste la possibilità di un rimbalzo e quindi confermiamo il nostro target di fine anno a 1,06″.
Goldman Sachs invece, in linea con quando accaduto a inizio anno, stima una sostanziale stabilità del cross fino al 3 dicembre “il nostro target al 2 dicembre è confermato a 1,05” mentre il giorno dell’annuncio è atteso un calo di “2-3 figure e un’altra contrazione di 2 figure dovrebbe registrarsi in corrispondenza dell’innalzamento dei tassi del 16 dicembre”. In questo modo il cross “è visto in parità a fine anno”. A questo punto, è possibile il raggiungimento di 0,95 usd, conclude la nota di GS, entro la fine di marzo.