Euro/dollaro: escalation crisi Grecia potrebbe favorire ritorno ai minimi di marzo

L’inizio dell’ultima settimana di maggio ha visto l’euro/dollaro tornare sotto la soglia di 1,10 scendendo fino a 1,0959 sui minimi a circa un mese. Gli investitori guardano agli ultimi sviluppi su entrambe le sponde dell’oceano. da un lato l’accelerazione dell’inflazione core statunitense ha riacceso le attese di un rialzo dei tassi da parte della Fed, dall’altro gli sviluppi della crisi greca con il ministro dell’interno greco che ha dichiarato che il Paese ellenico non riuscirà a rimborsare i prestiti in scadenza a giugno (1,6 mld) al Fondo monetario internazionale (Fmi) senza un accordo con i creditori internazionali.
“Questa correzione suggerisce che la prospettiva di un ulteriore calo della moneta unica con ritorno verso minimi di marzo (1,05-1,04) rimane ancora valida, in relazione alla svolta della Fed – rimarcano oggi gli esperti di Intesa Sanpaolo – . I dati area euro in uscita in questi giorni non dovrebbero esser tali da far rimbalzare agevolmente il cambio. Relativamente alle incertezze sul fronte Grecia, gli esprtti di Intesa sanpaolo sottolineano come ultimamente l’euro non ha risentito delle vicende greche “ma non sono da escludersi ricadute negative se la situazione dovesse prendere una piega ancora più sfavorevole”.
Sul forex a dettare il ritmo anche oggi è la forza relativa del dollaro Usa con il biglietto verde che si è portato sui massimi da dicembre scorso rispetto allo yen sopra quota 1,2178, con i massimi a 8 anni toccati lo scorso autunno ormai a portata di mano. La corsa del dollaro si è accentuata venerdì dopo la diffusione dei dati sull’inflazione statunitense, salita più del previsto a livello core ad aprile con il balzo mensile più importante da gennaio 2013. Sempre venerdì il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ha rimarcato che sarebbe appropriato un rialzo dei tassi di interesse nel corso del 2015 se l’economia performerà come previsto, con mercato del lavoro ancora in rafforzamento e inflazione verso il 2% nel medio termine.