Reddito fisso, catturare la rinnovata voglia di Treasury
Il reddito fisso torna a riscuotere forte consenso tra gli investitori. Dopo il 2013 difficile per l’obbligazionario globale, complice principalmente la formale apertura della Federal Reserve all’avvio del tapering, nei primi 5 mesi del 2014 è tornato l’appetito verso i bond che stanno offrendo in media ritorni anche maggiori rispetto all’azionario. Sebbene indici quali l’S&P 500 e il Dax viaggino nei pressi dei massimi storici, la spinta propulsiva dell’equity si è affievolita in questo 2014 rispetto a ritorni consistenti degli ultimi anni.
Azioni vs bond
A livello di valutazioni, il mercato toro degli ultimi anni ha portato l’equity statunitense a livelli abbastanza cari con un rapporto price-to-earnings (P/E) corretto per il ciclo sopra le 20 volte. Valutazioni tirate che non si vedevano dal 2007. Dall’ultimo outlook di Russell Investment emerge che anche le azioni dell’Eurozona presentano valutazioni elevate, mentre i mercati emergenti risultano adeguatamente valutati, con un 30%-40% di sconto rispetto ai mercati sviluppati.
Di contro l’incertezza geopolitica creata dalla crisi Ucraina e alcune evidenze di rallentamento della crescita hanno riacceso l’interesse verso l’obbligazionario con il ritorno degli acquisti sui titoli di Stato statunitensi e tedeschi. Il rendimento del Treasury decennale è sceso sotto il 2,5%, sui minimi a 6 mesi, proprio settimana scorsa nonostante l’ascesa delle pressioni sui prezzi al consumo (+2% annuo ad aprile rispetto al +1,5% precedente). “Tipicamente uno si aspetta rendimenti in ascesa con maggiore inflazione – sottolinea Russ Koesterich, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist – invece i rendimenti reali (ossia aggiustati per l’inflazione) continuano a scendere complici diversi fattori tra cui l’incertezza geopolitica e alcune evidenze di rallentamento della crescita”. Da inizio anno le obbligazioni vantano così un saldo positivo del +3,5% circa con rendimento del Treasury decennale sceso di quasi 50 punti base così come quello del Bund che ha recentemente toccato i minimi a un anno. Discorso che può essere esteso anche ad altri titoli di Stato come quelli periferici d’eurozona sospinti anche dall’ulteriore ritorno di fiducia verso questi mercati e dalla ricerca di rendimenti interessanti in realtà quali Spagna, Italia, ma anche Portogallo e Grecia. Il trend positivo dei bond è destinato a confermarsi anche nella seconda metà dell’anno? “Le obbligazioni americane potrebbero soffrire a causa del rimbalzo della crescita da noi stimato per il secondo trimestre 2014 e per l’avvicinarsi della conclusione del tapering”, rimarca l’ultimo report di Exane Derivates che vede anche un aumento della volatilità per le obbligazioni europee in un contesto di maggiore volatilità delle valute (evento che si traduce in un deprezzamento del cross €/$) previsto per i prossimi mesi. Da considerare anche l’effetto elezioni europee, il cui esito non ha scomposto più di tanto i mercati con l’avanzata degli euroscettici che era ampiamente nelle previsioni. Asoka Woehrmann, co-direttore Investimenti di Deutsche Asset & Wealth Management (DeAWM), vede gli spread della periferia diminuire ulteriormente nei prossimi mesi.
Afflussi sui replicanti legati a Treasury & co.
Il mercato degli ETF presenta un’offerta sempre più variegata per prendere posizione sull’obbligazionario sia in maniera aggregata, su singole aree geografiche oppure su determinati tratti della curva dei tassi. I riscontri dei primi 4 mesi dell’anno vedono il reddito fisso rappresentare quasi il 40% del totale degli afflussi sugli ETF da inizio anno (dati ETP Landascape al 30/04/2014). Gli afflussi maggiori si suddividono tra obbligazioni corporate investment grade (7,36 mld di dollari) e governativi (6,64 mld). Tra questi ultimi sono sempre i Treasury Usa a fare la voce grossa con oltre 3,1 mld.
Tra gli ETF obbligazionari quotati sul mercato italiano sono diversi quelli che permettono di prendere posizione su indici composti da obbligazioni governative statunitensi. iShares, Lyxor e UBS propongono una gamma variegata di ETF che spaziano da scadenze brevi a quelle medio-lunghe.
Le variabili cambio e tassi
A differenza dei replicanti relativi a indici obbligazionari dell’eurozona, quelli legati ai Treasury espongono l’investitore europeo in maniera diretta alla oscillazione del cambio euro/dollaro poiché tutte le emissioni comprese negli indici sottostanti risultano denominate in valuta statunitense. La prospettiva di un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, con la Bce propensa a un ulteriore allentamento monetario, potrebbe rendere l’esposizione al rischio cambio un vantaggio per l’investitore che invece paga pegno nei contesti di debolezza del dollaro. A influire su questi ETF obbligazionari c’è principalmente la dinamica dei tassi di interesse: l’avvicinarsi della prospettiva di un rialzo dei tassi di riferimento da parte della Federal Reserve avrebbe ripercussioni negative sul valore dei prezzi delle obbligazioni statunitensi e di conseguenza sul rendimento complessivo dell’ETF. Effetto tassi che risulta più contenuto per i replicanti che si rifanno a indici con duration più basse.