Eni ed Enel tra i peggiori del Ftse Mib, giornata no anche per le banche

Giovedì incolore per Piazza Affari e le altre Borse mondiali. L’indice Ftse Mib ha chiuso nei pressi dei minimi di giornata a quota 19.767 punti, con un calo dell’1,44%. Pesa la delusione per le minute della Fed che mostrano una view economica prudente. Altro elemento che ha atterrito l’umore dei mercati è stato il dato negativo per le richieste di sussidi di disoccupazione USA. Nella settimana che si è conclusa il 15 agosto le richieste sono risultate pari a 1,106 milioni di unità, tornando quindi sopra quota un milione mentre le attese degli analisti ferme a 920 mila unità.
Tra i singoli titoli di Piazza Affari seduta incolore per diversi testimonial industriali del Ftse Mib: -2,3% Pirelli, -2,64% per CNH e -1,87% FCA; tra le big male anche ENI a -2,37% tornata sotto il muro degli 8 euro complice anche il dietrofront del petrolio. Male anche l’altra big, Enel, con -1,4%.
Seduta sottotono per tutte le banche con Banco BPM a guidare i cali con oltre -2,22%. In netto calo anche Unicredit con -1,81% e Intesa Sanpaolo (-1,56%).
TIM giù dopo parole Gubitosi
Giornata difficile anche per Telecom Italia che segna un calo dell’1,47% sotto area 0,37 euro. Il ceo di Telecom Italia, Luigi Gubitosi, è tornato a parlare del dossier rete unica indicando in maniera perentoria che TIM manterrà la maggioranza di una società unica della rete considerando anche la differenza di dimensioni tra Tim e Open Fiber. Gubitosi, che non ha risparmiato parole pesanti verso Open Fiber in riferimento ai numeri di diffusione della loro rete in fibra, sottolinea che a fine agosto il cda di Tim delibererà sulla creazione di FiberCop, ossia la società della rete secondaria, e sull’ingresso in quella società di Fastweb e Kkr. “Poi si valuterà se siamo arrivati ad una convergenza su come questa operazione possa confluire nel disegno più ampio di rete unica – asserisce il ceo di TIM – . Mi auguro si possa raggiungerla entro il 31 agosto. Ma in ogni caso saremo sempre disponibili, alle giuste condizioni, a trovare un’intesa anche dopo”.
Fed indigesta, ora si guarda a mosse di settembre
Ieri sera le minute della Fed hanno evidenziato una certa preoccupazione per lo stato dell’economia. “Il previsto tasso di ripresa del PIL reale e il ritmo di diminuzione del tasso di disoccupazione, nella seconda metà di quest’anno sono stati dovrebbe essere un po’ meno robusto rispetto alla previsione precedente”, si legge nei verbali che indicano inflazione ancora persistentemente bassa poiché lo shock della domanda causato dalla pandemia supererà qualsiasi interruzione della catena di approvvigionamento in termini di effetti sui prezzi.
La tanto attesa revisione della strategia di politica monetaria appare alle porte. Gli investitori guardano già al simposio di Jackson Hole, che si terrà dal 27 al 28 agosto, e al prossimo incontro politico della Fed a settembre, per ulteriori indicazioni. La comunicazione dovrebbe assumere la forma di una forward guidance sui tassi basata sui risultati. Ciò significa che la Fed manterrebbe l’attuale intervallo obiettivo per il tasso sui fed funds almeno fino al raggiungimento di uno o più risultati economici specifici. Questo, secondo il verbale, potrebbe utilizzare soglie calibrate sui risultati di inflazione, sui risultati del tasso di disoccupazione o su combinazioni dei due. “Una possibilità è che la Fed possa affermare che non aumenteranno i tassi di interesse fino a quando la disoccupazione non sarà scesa prima del 5% e l’inflazione non avrà raggiunto costantemente il 2%, per esempio”, argomenta James Knightley, Chief International Economist di Ing.