Notizie Notizie Mondo Draghi ha in serbo un QE monstre. Ecco perché il piano Bce potrebbe andare ben oltre le attese

Draghi ha in serbo un QE monstre. Ecco perché il piano Bce potrebbe andare ben oltre le attese

16 Gennaio 2015 14:14
Dopo tanti rinvii, il QE della Bce appare ormai alle porte e il mercato si interroga soprattutto sull’entità del programma di acquisti di titoli di Stato che con ogni probabilità verrà annunciato il prossimo 22 gennaio. L’ammontare di acquisti potrebbe andare ben oltre i 500 miliardi di euro circolati nei giorni scorsi anche alla luce della improvvisa svolta decisa dalla Swiss National Bank (SNB), che ieri ha rimosso il cap a 1,20 per il cross euro/franco svizzero. Marcia indietro dell’istituto centrale elvetico dopo più di tre anni di cap che con ogni probabilità è stata dettata dal sentore che dal meeting della Bce uscirà un QE su larga scala di dimensioni più rilevanti del previsto. 
Stretto legame tra shock SNB e possibilità QE molto aggressivo 
Sul mercato fino a ieri prevaleva una certa cautela circa l’azione dell’istituto guidato da Mario Draghi e il rischio di una delusione in termini di entità effettiva del QE. “Gli operatori prevedono che la BCE sarà prudente e cauta nell’entità e portata dei nuovi stimoli e che l’effetto netto sarà marginale – sottolinea Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst di  Swissquote Europe Ltd. Invece la Bce potrebbe avere in serbo, come nel recente passato fatto dalla BoJ guidata da Kuroda, “un colpo molto più ampio di quanto previsto dal mercato”, aggiunge l’esperto di Swissquote che rimane short sull’euro contro tutte le valute del G10 in vista dell’annuncio sul QE e anche sull’onda delle crescenti incertezze politiche in Grecia. Tornando alla decisione di ieri della banca centrale Svizzera, Ozkardeskaya ipotizza che, nel corso di conversazioni fra SNB e BCE, sia stato detto o accennato qualcosa che ha spaventato la SNB, spingendola verso il percorso prescelto. 
Meeting Bce si concentrerà su entità acquisti guardando a esperienze Fed e Boe 
Benoît Coeuré, membro francese del consiglio direttivo della Bce, oggi ha confermato che l’istituto prenderà in considerazione l’acquisto di titoli di Stato nella riunione del prossimo 22 gennaio, guardando alle esperienze americana e inglese per determinare l’ammontare delle obbligazioni da acquistare. 
Anche 1.000 mld potrebbero essere pochi per raggiungere target inflazione 
A forzare la mano della Bce c’è sicuramente il deterioramento dello scenario economico con l’inflazione in negativo per la prima volta dal 2009 (-0,2% annuo a dicembre per l’eurozona) in scia all’effetto del crollo dei prezzi del petrolio. Secondo Sergio De Nardis, capo  economista di Nomisma, per arrivare all’obiettivo d’inflazione al 2% per l’eurozona occorrerebbe un’iniezione minima di 1000 miliardi di euro (80 mld al mese) basandosi proprio sulle esperienze di QE americana e inglese. “Questa cifra però  non risulterebbe assolutamente sufficiente qualora il tasso reale di equilibrio europeo (quello che cioè assicura il pieno impiego) fosse diventato negativo – aggiunge De Nardis – in tal caso la Bce dovrebbe effettuare interventi ancora più forti, da 100 miliardi di euro al mese e più. Un ammontare decisamente elevato che incontrerebbe le resistenze di paesi come la Germania   “ed è proprio per questo che sarà sempre compito della Bce convincere anche gli operatori più restii all’adozione del QE sino al raggiungimento dell’obiettivo, ovvero dell’inflazione al 2%”, conclude l’esperto di Nomisma.