Draghi a Berlino: l’OMT non è una minaccia, necessario un intervento contro la paura dei mercati
Nessun pericolo per i contribuenti tedeschi, nessun rischio di inflazione, nessun danno per la credibilità della Bce. Così Mario Draghi a Berlino, davanti alle commissioni Finanza, Bilancio e Affari europei del Parlamento tedesco riunite in sessione congiunta ha cercato di dissipare i timori degli elettori tedeschi, scettici di fronte al meccanismo europeo di acquisto illimitato di bond presentato lo scorso settembre dal numero uno dell’Eurotower. Secondo quanto dichiarato da Draghi, la Bce resta nel suo mandato anche con interventi limitati nel mercato secondario, e non mette a rischio la propria indipendenza poichè ogni decisione presa dalla Bce relativamente al programma di acquisto bond sarà presa in piena autonomia, cosa garantita dal fatto che ogni Paese deve rispettare dei parametri molto stringenti. I veri rischi, secondo il governatore, si porranno se un Paese non implementerà politiche valide.
“La Bce è dovuta scendere in campo perchè i mercati non potevano aspettare l’esito delle riforme nei Paesi dell’Eurozona”. ha spiegato Draghi per chiarire il varo del meccanismo di acquisto illimitato di bond da parte della Bce davanti al Parlamento tedesco. La Banca Centrale Europea, ha detto Draghi, doveva impedire che le tensioni sui mercati minacciassero l’integrità dell’area euro, per rimuovere i “timori infondati” che stavano condizionando sempre più l’andamento del mercato del debito.
“La Bce è dovuta scendere in campo perchè i mercati non potevano aspettare l’esito delle riforme nei Paesi dell’Eurozona”. ha spiegato Draghi per chiarire il varo del meccanismo di acquisto illimitato di bond da parte della Bce davanti al Parlamento tedesco. La Banca Centrale Europea, ha detto Draghi, doveva impedire che le tensioni sui mercati minacciassero l’integrità dell’area euro, per rimuovere i “timori infondati” che stavano condizionando sempre più l’andamento del mercato del debito.
“Dobbiamo capire come funzionano i mercati”, ha affermato il capo dell’Eurotower, rivendicando che l’intervento della Bce sia stato un forte segnale contro chi temeva che la moneta unica si sarebbe spezzata, e contro i condizionamenti che hanno distorto i rendimenti dei titoli di Stato a seconda della loro provenienza geografica più che dell’effettiva solidità del Paese emittente. I tassi di interesse, secondo Draghi, non devono essere gli stessi in tutta l’Eurozona, ma nette differenze dovute alla frammentazione dei mercati dei capitali o all’idea che l’Eurozona si romperà sono inaccettabili. “C’era un elemento di paura che i Paesi, da soli, non erano in grado di risolvere”, ha aggiunto Draghi, precisando che alcune nazioni erano già al lavoro per ripristinare la propria credibilità con riforme ma si sono viste ostacolare da tassi di interesse in continua crescita. L’unico modo per cancellare questa situazione era fornire una garanzia “totalmente credibile” contro scenari disastrosi. Ecco così nascere il piano anti-spread che però, ha precisato Draghi, non va a sostituire le politiche dei governi. “E’ importante che i leader europei mantengano la rotta“, ha detto il numero uno della Bce, “e che raddrizzino le finanze pubbliche”.