Dollaro superstar a luglio, su valute emergenti pesa rischio Fed
Si avvia alla conclusione un mese di luglio decisamente positivo per il dollaro statunitense. Un’ulteriore sponda al biglietto verde è arrivata ieri dal balzo oltre le attese del Pil nel secondo trimestre (+4% annualizzato) con contestuale revisione del pil dei primi tre mesi dell’anno (-2,1% da -2,9% indicato precedentemente).
Oggi il cross euro/dollaro si mantiene così poco sopra i minimi a 8 mesi in area 1,338 (ieri toccato minimo a 1,3367). Nel corso di luglio il dollaro Usa ha guadagnato il 2,2% rispetto all’euro avviandosi così a chiudere il miglior mese dal febbraio dello scorso anno.
Entusiasmo per la forza della ripresa negli USA, in attesa dei dati di domani sul mercato del lavoro, che ha accentuato la volatilità generale sul forex con in affannole valute ad alto rendimento dei mercati emergenti complice l’avvicinarsi della prospettiva di un rialzo dei tassi della Fed. “Il default argentino sicuramente non contribuisce a migliorare il sentiment nei paesi emergenti”, commentano oggi gli analisti di Swissquote rimarcando come la Fed ormai si dirige verso la normalizzazione della politica “e le speculazioni aggressive si fanno più forti, quindi dovrebbe aumentare costantemente la volatilità al ribasso delle valute ad alto rendimento dei mercati emergenti”. Da inizio settimana la lira turca ha ceduto circa l’1,50% nei confronti dell’USD, seguita a ruota dal rand sudafricano (-1,10%) e dal real brasiliano (-1,04%). “La prudenza degli operatori nei confronti dei paesi emergenti con fondamentali macroeconomici fragili dovrebbe aumentare e la prima zona a rischio è costituita dai dimenticati cinque fragili (Turchia, Brasile, Sudafrica, India e Indonesia)”, conclude il commento Daily curato da Swissquote.