Dollaro ed euro alla mercè dei flussi di capitale
“L’andamento dei flussi di capitale rappresenta una delle ragioni alla base della recente debolezza del dollaro”. È quanto si legge in una nota preparata da Alan Ruskin, strategist di Deutsche Bank. Secondo Ruskin l’indebolimento del biglietto verde, nelle ultime sedute il Bloomberg Dollar Spot Index è sceso ai minimi da oltre cinque mesi, non è però tanto da ricondurre ai ridotti flussi in entrata, quanto agli acquisti di asset esteri da parte degli investitori statunitensi.
“La debolezza del dollaro è innescata dagli acquisti di azioni e obbligazioni estere da parte degli investitori statunitensi”, rileva Ruskin. A questo punto lo strategist evidenzia due spunti degni di nota: il primo è rappresentato dal fatto che “la correlazione tra la domanda di treasury da parte degli investitori esteri e rendimenti crescenti dei bond è ancora valida” mentre in secondo luogo l’esperto rileva che “il punto di svolta ci sarà quando gli investitori statunitensi si allontaneranno dalle attività estere”. Stando all’analisi di Ruskin, “l’appetito straniero per l’azionario europeo potrebbe già aver raggiunto il punto di saturazione”.
L’analisi di Ruskin è speculare a quella di Manuel Oliveri, strategist valutario del Credit Agricole, secondo cui “il flusso di capitali positivo negli ultimi mesi ha rappresentato uno dei maggiori sostegni per la moneta unica”. Su queste basi però Oliveri arriva a pronosticare che un eventuale quantitative easing in salsa europea potrebbe addirittura fornire ulteriore sostegno alla moneta unica.
“Un piano di allentamento quantitativo […] non rappresenta necessariamente un fattore negativo per la divisa” poiché “il flusso di capitali positivo ha rappresentato una delle ragioni che hanno sostenuto la moneta unica negli ultimi mesi e il quantitative easing potrebbe aumentare considerevolmente la domanda per gli asset denominati in euro”.